Seconda tranche dell’operazione “Gaming off line” che lo scorso 14 novembre aveva portato a 28 provvedimenti di fermo nei confronti di esponenti dei clan mafiosi Santapaola-Ercolano e Cappello, dediti al controllo illecito del mercato delle scommesse sportive e dei giochi esercitati attraverso rete telematica e raccolte da banco. Analoghe operazioni avvennero, durante la stessa giornata, anche in Puglia e Calabria, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia, per un totale complessivo di 68 arresti (leggi qui).
Nella serata di sabato 17 novembre, su delega della Procura Antimafia di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove indagati già detenuti, a conferma dei fermi eseguiti nei giorni scorsi. Si tratta di: Giovanni Orazio Castiglia, 32 anni, in carcere; Santo D’Agata, 45; Andrea Di Bella, 27; Francesco Nania, 42; Antonino Russo, 38, Salvatore Truglio, 35, tutti finiti ai domiciliari. In arresto, inoltre, Salvatore Bosco, 33 anni, già detenuto per altra causa, e i seguenti indagati tutti assegnati al regime dei domiciliari: Santo Blanco, 53; Francesco Bucceri, 40; Domenico Caniglia, 47; Orazio Castiglia, 55; Angelo Cavalieri, 74; Ivan Cavalieri, 41; Tiziano Di Mauro, 38; Giuseppe Greco, 58; Lorenzo Greco, 29; Antonino Guasta, 45; Massimo Iannelli, 53; Luca Lima, 34; Alessandro Rosario Lizoli, 46; Giovanni Minutola, 32; Cristian Nania, 30; Andrea Sterzi, 43; Giorgio Tela, 39.
Per loro le accuse, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti, tra cui l’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, la truffa aggravata ai danni dello Stato, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, nonché per il connesso reato-fine di truffa ai danni dello Stato in concorso con l’aggravante mafioso per aver svolto una funzione strumentale ed agevolatrice nei confronti del clan Cappello – Bonaccorsi, consentendone, in maniera determinante, l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse on line. Nei confronti dei 7 ulteriori indagati che, in esecuzione del decreto di fermo emesso il 12 novembre, sono stati catturati a Siracusa (Giovanni Conte e Antonino Iacono), a Ribera (Gino D’Anna e Pietro Salvaggio), a Messina (Davide Cioffi), a Gela (Angelo Antonio Susino) e a Vittoria (Giovanni Di Pasquale) i giudici per le indagini preliminari territorialmente competenti hanno applicato la custodia cautelare in carcere.
L’attività investigativa, sviluppatasi in un arco temporale che va da aprile 2016 a marzo 2017, è consistita essenzialmente nello svolgimento di indagini di tipo tecnico, corroborate da attività di tipo tradizionale e successivamente da accertamenti patrimoniali. Il procedimento penale prendeva le mosse dal monitoraggio del clan Cappello-Carateddi ed in primis del suo leader Salvatore Massimiliano Salvo e consentiva di rilevare come quest’ultimo avesse dimostrato interesse nei confronti di un nuovissimo, imponente ed efficace sistema criminoso finalizzato a consentire il massiccio reimpiego del denaro proveniente dalle attività criminali ascrivibili al clan Cappello – Bonaccorsi nel settore delle scommesse sportive on line, nonché l’incremento del capitale illecito attraverso le numerose agenzie che gestiscono, anche per conto del clan appena menzionato, il gaming on-line.
Le indagini, quindi, nate come naturale prosecuzione di quelle svolta dalla Squadra mobile di Catania e dal Servizio centrale operativo di Roma nei confronti di appartenenti al clan Cappello-Bonaccorsi e già sfociata nella nota operazione “Penelope”, si rivelavano da subito particolarmente fruttuose ed innovative, in quanto consentivano di registrare alcune conversazioni dal tenore delle quali si delineava in maniera chiara un articolato progetto di espansione, promanante da alcuni soggetti intranei al clan Cappello, nel settore delle scommesse on line, che prevedeva l’acquisizione nelle province di Ragusa e Siracusa di locali commerciali da adibire a sale scommesse sotto l’insegna “PlanetWin365”, nonché la commercializzazione di un software da installare presso sale di terzi che avrebbe consentito l’esercizio abusivo di scommesse, in quanto operativo sul “.com” (illegale sul territorio italiano) in maniera parallela all’attività lecita, e quindi schermata dalla autorizzazione ottenuta dalla Planet di occuparsi delle scommesse on line esclusivamente attraverso l’estensione sul “.it”.
Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini condotte dalla Mobile e dal Servizio centrale operativo attestavano quindi l’esistenza di una consolidata organizzazione criminale dedita alla gestione di numerose agenzie di scommesse presenti sull’intero territorio siciliano che, sovente, sfruttavano la copertura legale fornita dal marchio “Planetwin365” e consentivano di focalizzare l’attenzione degli investigatori sulla figura di un imprenditore aretuseo, in possesso di rilevanti risorse finanziare e tecniche, identificato in Fabio Lanzafame, il quale era attivamente collaborato – sotto il profilo tecnico-amministrativo – da una serie di soggetti, anch’essi tecnicamente attrezzati, per mantenere efficace il sistema occulto, parallelo a quello legale. L’attività svolta dall’imprenditore presentava una duplice caratterizzazione, consentendo, da un lato, una pervicace infiltrazione nell’intero settore della raccolta del gioco attraverso cui assicurare, di fatto, una posizione di predominio alle famiglie mafiose rispetto agli operatori del circuito legale e, dall’altro, contribuendo in maniera determinante a rendere estremamente difficoltosa l’attività di controllo da parte degli organi istituzionali preposti, favorendo il reimpiego dei capitali illecitamente acquisiti, stante la perfetta sovrapponibilità del circuito legale con quello illegale. Alla illecita acquisizione dei capitali riciclati nella suddetta attività imprenditoriale, si affiancava la continua opera di erosione del gettito fiscale dovuto allo Stato, stante la maggiore appetibilità dell’offerta del circuito illegale che, non essendo gravato dai costi di legalità, consentiva di realizzare vincite più facili e di maggiore importo.
Le indagini si incentravano, pertanto, sulle cointeressenze venutesi a creare tra Fabio Lanzafame e Salvatore Massimiliano Salvo, inteso “Massimo ‘u carruzzeri”, considerato figura apicale del clan mafioso Cappello – Bonaccorsi (già detenuto al 41bis) tali da garantire una capillare diffusione, sul territorio catanese ed in provincia, della rete illegale di raccolta scommesse concepita e realizzata da Lanzafame. Si disegnava, quindi, un articolato sistema illegale, di descriverne le specialistiche modalità operative, di individuare le specifiche condotte e competenze in capo a ciascun indagato. Tale complessa ricostruzione otteneva, peraltro, autorevole conferma grazie alle dichiarazioni rese proprio da Lanzafame, il quale dal mese di gennaio 2018 avviava un percorso di collaborazione con l’autorità giudiziaria. Quanto ai ruoli dei singoli indagati, gli interessi della compagine mafiosa, in tale specifico settore, venivano curati, sul versante catanese, da Giovanni Orazio Castiglia, legato a Salvo da rapporti diretti di parentela, mentre sul versante aretuseo emergevano le figure degli imprenditori Salvatore Bosco e Antonino Iacono, entrambi residenti a Pachino (Siracusa), quali garanti dei medesimi interessi.
Venivano così a delinearsi due distinte associazioni a delinquere, dedite all’esercizio del gaming online clandestino, che perseguivano interessi illeciti coincidenti con quello perseguito dalla compagine mafiosa di riferimento e che operavano, pertanto, al fine di agevolare e rafforzare l’operatività del clan Cappello-Bonaccorsi. In particolare, Salvo è ritenuto capo e promotore dell’associazione a delinquere, quale articolazione operativa della famiglia mafiosa Cappello – Bonaccorsi, avente quale fine specifico quello dell’infiltrazione nel mercato dei giochi e delle scommesse on line, nonché alla gestione della rete commerciale dell’organizzazione dedita alla diffusione di giochi e scommesse a distanza illeciti, mentre Castiglia, Bosco e Iacono figuravano quali organizzatori e direttori dell’associazione a delinquere con compiti di promozione, diffusione e gestione dell’articolata rete sul territorio con particolare riguardo alle province di Siracusa e Ragusa, nonché con compiti di raccordo con il vertice dell’associazione, anche attraverso la raccolta e la distribuzione del denaro, collaborati dagli agenti Andrea Sterzi, Giuseppe Greco, Lorenzo Greco, Giorgio Tela, Federico Di Cio, Tiziano Di Mauro e Francesco Bucceri. L’associazione per delinquere, promossa da Salvo ed organizzata da Castiglia era finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’intestazione fittizia di beni attraverso l’illecito esercizio dell’attività di giochi e scommesse a distanza, riconducibili a società operanti all’estero (Albania, Romania e Malta) in violazione della normativa di settore, di quella fiscale, anti-riciclaggio, ovvero attraverso la creazione di diverse reti di gioco “on line” finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi ed al gioco d’azzardo.
In particolare, si fa riferimento alla rete operante su siti con estensione “.com” denominati, tra gli altri, “Futurebet, Futurebet2021, Future2bet2021, Betworld365, Betcom29, Betcom72”, mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’A.D.M., tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra), utilizzati all’interno di sale scommesse, Internet point, C.E.D., C.T.D ed esercizi commerciali. Tali attività, in alcuni casi, erano fittiziamente intestate a soggetti compiacenti.
Castiglia, nell’ambito dell’attività di raccordo con il vertice dell’associazione, era collaborato in provincia di Catania dai master Antonino Russo, Francesco Nania, Andrea Di Bella, Santo D’Agata con compiti di direzione e coordinamento degli agenti Luca Lima, Giovanni Minutola e Antonio Guasta. Nel corso delle indagini, a dimostrazione della capillare e pervasiva ramificazione dell’associazione criminale sul territorio siciliano, emergeva la figura di Giovanni Conte, organizzatore della rete di agenzie operante sui territori di Siracusa, Augusta, Gela, Vittoria, Floridia, il quale era collaborato dai master Angelo Antonio Susino, Giovanni Di Pasquale e Salvatore Truglio con compiti di direzione e coordinamento degli agenti Santo Blanco, Massimo Iannelli, Domenico Caniglia, Angelo Cavaleri e Ivano Cavaleri. I servizi di intercettazione facevano emergere due elementi peculiari: da un lato una spasmodica ricerca da parte degli organizzatori di locali da adibire a sale scommesse sotto l’insegna ‘Planetwin365’ dietro i quali schermare il gioco illegale, dall’altro l’esistenza di un sistema che gli indagati indicavano con il termine di “bancare” che, sebbene nel mondo delle scommesse significhi pronosticare una cosa che non accada, in realtà stava ad indicare la pratica piuttosto diffusa tra molti bookmakers esteri di consentire ai gestori delle singole sale di assumere i rischi dell’attività di scommesse. In altri termini, se nella tradizionale attività di una sala scommesse è il bookmaker titolare della concessione ad investire il denaro necessario a coprire le eventuali vincite dei giocatori, nel caso della “bancata” da parte del gestore sarà quest’ultimo, previo accordo con il concessionario, ad assumere su di sé tale rischio, riconoscendo al concessionario la percentuale pattuita relativa al flusso delle scommesse effettuate in quella determinata sala.
Un ruolo particolare nell’ambito dell’associazione per delinquere veniva rivestito da Alessandro Rosario Lizzoli, soggetto che forniva il software “Racing Dogs” connesso ai “virtual games” ed inserito all’interno delle agenzie riconducibili a Salvatore Bosco e Antonino Iacono. Della “doppia natura” degli illeciti conseguiti erano certamente consapevoli i vertici della associazioni in parola, tra cui Giovanni Conte, organizzatore della rete di agenzie operanti nei territori di Siracusa, Augusta, Gela, Vittoria e Floridia, braccio destro di Lanzafame e responsabile della gestione territoriale della rete “.com”, Davide Cioffi, socio responsabile-accettazione della rete “.com”, Gino Vincenzo D’Anna, responsabile tecnico- finanziario della rete “.com”, Pietro Salvaggio, socio di Lanzafame, responsabile per la Sicilia occidentale della rete di siti “.com”. A Salvatore Bosco è contestato il reato di partecipazione al clan Cappello – Bonaccorsi.
In proposito, le indagini hanno consentito di dimostrare come Salvo, nelle sue mire di infiltrazione nel tessuto imprenditoriale, ricercasse aziende nelle quali poter investire occultamente somme di denaro contante di provenienza illecita, in quanto frutto delle condotte criminali poste in essere dal gruppo mafioso da lui guidato dei Cappello – Bonaccorsi. Anche nel corso dell’indagine in disamina, infatti, così come era già emerso nelle operazioni denominate “Penelope” e “Gorgoni” si registrava l’evoluzione criminale dell’associazione mafiosa in trattazione, a seguito del “nuovo corso” imposto da Salvo che, conscio del potere criminale acquisito, prediligeva adottare la linea dell’avvicinamento all’imprenditore di turno (come è accaduto, ad esempio, per le due società operanti nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti, riconducibili a Giuseppe Guglielmino – la Geo Ambiente – ed al padre dello stesso Vincenzo Guglielmino – la E.F. Servizi Ecologici, soggetti rispettivamente attinti da ordinanza di custodia cautelare e rinviati a giudizio nell’ambito dei procedimenti “Penelope” e “Gorgoni”) con il proposito di prospettare una vera e propria forma di “affiancamento” nella conduzione dell’azienda che si concretizza con la possibilità di individuare interlocutori disponibili in modo da ampliare la capacità di mercato della medesima azienda.
Castiglia risponde di concorso esterno nella medesima associazione mafiosa perché, pur non essendo stabilmente inserito nel sodalizio, contribuiva sistematicamente e consapevolmente alla realizzazione di talune attività ed al raggiungimento degli scopi del clan, avendo organizzato e garantito la diffusione sul territorio di Catania e Siracusa della rete necessaria per realizzare i giochi on line, acquisendo agenzie, dirigendo i master e gli agenti, gestendo il flusso di denaro necessario per le vincite, in tal modo fornendo un contributo causale di rilievo per il mantenimento e la realizzazione degli interessi del predetto clan mafioso, cui consentivano l’acquisizione sul mercato o comunque una posizione dominante nel settore del gaming online, anche attraverso l’acquisizione di licenze ed autorizzazioni, necessarie all’apertura ed alla gestione, anche indiretta, di sale scommesse ed attività commerciali, nella provincie di Catania e Siracusa. Castiglia e Iacono, inoltre, sono ritenuti organizzatori e direttori anche di una ulteriore associazione a delinquere – anch’essa facente capo al leader promotore Salvo– che in termini e modalità del tutto speculari rispetto a quella prima citata, operava specialmente nelle province di Siracusa e Ragusa nella raccolta abusiva di scommesse “on line” tramite i siti con estensione “.com” denominati, tra gli altri, “Premierwin365”, “Special2bet”, “Goplay33”, “Racing dogs”, “betcom29.com”, “stanleybet”, anch’essi mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’A.D.M. e tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra).
I destinatari della misura cautelare sono ritenuti, tra l’altro, responsabili dei reati di: truffa ai danni dello Stato perché, in concorso morale e materiale tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso ed in tempi diversi, con artifizi e raggiri consistiti nel progettare ed utilizzare numerosi siti con estensione “.com” tra cui “Futurebet, Futurebet2021, Future2bet2021, Betworld365, Betcom29, Betcom72”, “Premierwin365”, “Special2bet”, “Goplay33”, “Racing dogs”, “betcom29.com”, “stanleybet”, non autorizzati all’esercizio della raccolta delle scommesse e diffusi – attraverso master e agenti – anche all’interno di agenzie che, parallelamente, utilizzavano siti legittimamente autorizzati alla raccolta delle scommesse, sì da rendere più difficile la individuazione dei siti illeciti, consentendo l’organizzazione del gioco e delle scommesse “da banco” per ingenti importi, nonché il pagamento dell’eventuale relativa vincita, in tal modo inducendo in errore l’Agenzia delle Entrate e l’Erario sul luogo di raccolta delle scommesse (che si concludevano sul territorio italiano e non all’estero) e, conseguentemente, non corrispondendo l’imposta unica sulle scommesse.
Gli indagati, così operando, si procuravano un ingiusto profitto con pari danno per le suddette amministrazioni statali, condotta aggravata per alcuni di essi ai sensi dell’art. 416 bis.1 c.p. per avere essi svolto una funzione strumentale ed agevolatrice nei confronti dell’associazione a delinquere di stampo mafioso Cappello-Bonaccorsi, alla quale consentivano in maniera determinante, l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse on line; esercizio abusivo di giochi e scommesse perché, in concorso morale e materiale tra loro e con altri soggetti non identificati, tramite le posizioni ed i ruoli associativi loro contestati, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso ed in tempi diversi, costituivano e gestivano sul territorio nazionale, in assenza di concessione, autorizzazione o licenza ai sensi dell’art. 88 T.U.L.P.S., numerose agenzie e/o Centri Trasmissione Dati (C.T.D.) che diffondevano ed utilizzavano le piattaforme illegali appositamente create e sopra elencate, attraverso le quali simulavano un’attività di trasmissione dati relativi alla raccolta “on line” delle scommesse, esercitando – di fatto ed abusivamente – l’organizzazione del gioco e delle scommesse “da banco”, accettando, direttamente, la conclusione del relativo rapporto contrattuale e, quindi, procedendo alla raccolta della posta giocata dal cliente (o la sua promessa) ed al pagamento della eventuale relativa vincita, in assenza delle previste concessioni e autorizzazioni ovvero con modalità difformi da quelle previste.
A Castiglia, infine, sono contestati alcuni episodi di intestazione fittizia di beni, avendo egli attribuito ad altri la titolarità di agenzie di scommesse, con l’aggravante di avere commesso il fatto per agevolare l’associazione Cappello – Bonaccorsi, consentendone in maniera determinante, l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse on line. Una persona, colpita dallo stesso provvedimento restrittivo, allo stato irreperibile perché all’estero, è attivamente ricercata.
Convalidato, infine, il sequestro preventivo emesso dalla Procura Antimafia in via d’urgenza, di 20 agenzie di scommesse/internet point, ricadenti nelle province di Catania, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa, taluni dei quali riconducibili ad indagati nei confronti dei quali non è stata avanzata richiesta di misura personale. Il volume di affari delle 20 agenzie di scommesse, dislocate sul territorio delle province di Catania, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa, sottoposte a sequestro è stato stimato in un milione di euro mensile.
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