Tragedia Rigopiano, “Il resort non doveva essere costruito lì”. 25 indagati

di Redazione

I carabinieri forestali del comando provinciale di Pescara, guidati dal tenente colonnello Anna Maria Angelozzi, hanno notificato a 25 indagati (24 persone e una società), la richiesta di chiusura indagini per la vicenda di Rigopiano nella quale morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse il resort. Sette i reati ipotizzati: disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio, abuso in atti d’ufficio. A questi si aggiungono altri vari reati ambientali.

Il Comune di Farindola non avrebbe dovuto rilasciare i permessi edilizi per l’hotel di Rigopiano. Lo si legge nei capi d’imputazione che riguardano dirigenti e politici del Comune: il Piano Emergenze del Comune era “totalmente silente in punto di pericolo di valanghe”. Se il Comune avesse adottato un nuovo Prg che avesse individuato nella località di Rigopiano un sito esposto a forte pericolo di valanghe, “non sarebbe stato possibile rilasciare i permessi edilizi con conseguente impossibilità edificatoria”.

Gli indagati scendono dagli iniziali 40 a 25. Restano indagati l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo; il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco; il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta; i direttori e i dirigenti del dipartimento di Protezione civile, Carlo Visca (direttore del dipartimento dal 2009 al 2012), Vincenzo Antenucci (dirigente Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013); il tecnico del Comune di Farindola Enrico Colangeli; il gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della società “Gran Sasso Resort & Spa” Bruno Di Tommaso; il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio; l’ex capo di gabinetto della Prefettura Leonardo Bianco; la dirigente della Prefettura Ida De Cesaris; il direttore dei Lavori pubblici della Regione Abruzzo, fino al 2014, Pierluigi Caputi; il dirigente della Protezione civile Carlo Giovani; gli ex sindaci di Farindola Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico; il tecnico geologo Luciano Sbaraglia; l’imprenditore che chiese l’autorizzazione a costruire l’albergo Marco Paolo Del Rosso; il direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo Antonio Sorgi; il redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso Spa di intervenire su tettoie e verande dell’hotel, Giuseppe Gatto; il consulente incaricato da Di Tommaso al fine di adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni Andrea Marrone; il direttore del Dipartimento opere pubbliche della Regione Abruzzo, Emidio Rocco Primavera; il comandante della Polizia provinciale di Pescara Giulio Honorati; il tecnico reperibile secondo il piano di reperibilità provinciale Tino Chiappino; il responsabile dell’ufficio Rischio valanghe della Regione Abruzzo, fino al 2016, Sabatino Belmaggio; la società Gran Sasso Resort & Spa.

Contemporaneamente agli avvisi di fine indagine, la Procura di Pescara chiederà l’archiviazione per le posizioni dei tre ex presidenti della giunta regionale abruzzese, Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi. Archiviati anche gli assessori che si sono succeduti nella delega alla Protezione civile, Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca; dell’ex vice presidente della Regione Abruzzo Enrico Paolini; dell’ex direttore generale della Regione Abruzzo, Cristina Gerardis; del direttore del dipartimento di Protezione civile, per tre mesi nel 2014, Giovanni Savini; del responsabile della sala operativa della Protezione civile Silvio Liberatore; del dirigente del servizio di Programmazione di attività della Protezione civile Antonio Iovino; del direttore del Dipartimento opere pubbliche della Regione Abruzzo fino al 2015 Vittorio Di Biase; del responsabile del 118 Vincenzino Lupi; della funzionaria della Prefettura di Pescara, Daniela Acquaviva, diventata nota perchè subito dopo l’allarme lanciato telefonicamente dal ristoratore Quintino Marcella, non credendo alla richiesta d’aiuto, affermò che “la madre degli imbecilli è sempre incinta”.

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