Ci sarebbero altri due operai che avrebbero lavorato in nero per l’azienda del padre di Luigi Di Maio, la “Ardima srl” di Pomigliano d’Arco, e stasera saranno al centro di un nuovo servizio de Le Iene, il programma in onda su Italia 1, che nella precedente puntata aveva intervistato un ex operaio della ditta (guarda il video).
Gli inviati Filippo Roma e Marco Occhipinti avrebbero raccolto altri elementi relativi a presunte irregolarità dell’impresa edile di famiglia del vicepremier (oggi ne è socio al 50%). Quindi il caso del manovale Salvatore Pizzo, che lavorò per l’azienda senza un contratto regolare e che ha denunciato il fatto alle Iene domenica scorsa, non è l’unico. Nella puntata di stasera vengono intervistati gli altri due operai: avrebbero lavorato in nero rispettivamente 8 mesi e 3 anni e uno di loro avrebbe fatto causa per contributi e competenze mai versati. Viene, inoltre, interpellato nuovamente il leader del Movimento 5 Stelle che avrebbero promesso ulteriori verifiche.
I fatti vitati nel primo servizio risalgono a un periodo antecedente di due anni a quando Luigi Di Maio è diventato proprietario al 50% dell’azienda di famiglia. Il vicepremier, incalzato dall’inviato de Le Iene, assicurando l’intenzione di fare luce su quanto denunciato, ha precisato: “Io non gestisco direttamente l’azienda. E tra il 2009 e il 2010 non ero socio. A me questa cosa non risulta ma il fatto è grave, verificherò”. Inoltre, Di Maio spiega che “io e mio padre per anni non ci siamo neanche parlati, non c’è stato un bel rapporto, adesso è migliorato un po’. Non sapevo di lavoratori in nero. A me non risulta ma il fatto è grave, non mi ricordo di questo operaio ma ce ne sono stati tanti. A quell’epoca avevo 24-25 anni, io nell’azienda di famiglia ho aiutato mio padre come operaio ma non gestivo le cose di famiglia. Devo verificare questa cosa, verifichiamo tutto assolutamente”. “Se è andata così – aveva sottolineato il ministro del Lavoro – mi dispiace per quella persona. Sono sempre andato avanti nella convinzione che nella mia famiglia si rispettassero le regole, se è successo qualcosa sul luogo di lavoro con mio padre questa persona ha il dovere di dirlo, non solo a voi ma a tutte le autorità. Gli chiederò spiegazioni e vi farò sapere”.
BOSCHI A PADRE DI MAIO – Di chi spara ferisce di spada ferisce. Sembra questo il messaggio del video pubblicato sui social da Maria Elena Boschi. L’ex ministro del governo Renzi, rivolgendosi al padre di Di Maio e facendo riferimento al caso di Banca Etruria (che coinvolse il padre della Boschi, ndr.), afferma: “Caro signor Di Maio: le auguro di non vivere mai quello che suo figlio e i suoi amici hanno fatto vivere a mio padre e alla mia famiglia. Mio padre è stato tirato in mezzo ad una vicenda più grande di lui per il cognome che porta e trascinato nel fango da una campagna di odio: caro signor Di Maio, il fango fa schifo”. GUARDA IL VIDEO, CLICCA QUI
TIZIANO RENZI: “NON ACCOSTATEMI A CERTI PERSONAGGI” – E, sempre a proposito di “padri eccellenti”, quello dell’ex premier Matteo Renzi, Tiziano, coinvolto nel caso Consip, chiede “di non essere accostato a personaggi come il signor Antonio Di Maio”. “Io – scrive Tiziano Renzi su Facebook – non ho mai avuto incidenti sul lavoro in azienda e se si fossero verificati mi sarei preoccupato di curare il ferito nel miglior ospedale, non di nascondere il problema. Non ho capannoni abusivi, non ho dipendenti in nero, non dichiaro 88 euro di tasse. Sono agli antipodi dall’esperienza politica missina”. E conclude: “Ho preso l’impegno di vendere l’azienda e lasciare le mie attività”.