Trasformare l’ex manicomio di Aversa in un bene comune, un parco urbano a servizio della collettività: è questo l’intento ribadito dalla Federazione ‘La Maddalena che vorrei’ a seguito dell’incontro avutosi sabato 17 novembre attorno alla tematica. Il dibatto si è svolto alla presenza di moltissimi interessati, tra i quali Anna Savarese – segreteria regionale Legambiente, Pasquale Bonasora – direttivo nazionale Labsus, enti del terzo settore casertano e singoli, che hanno riempito la sala dell’istituto Morano; infatti l’incontro non ha potuto avere luogo all’interno dell’area dell’ex ospedale psichiatrico; l’Azienda sanitaria locale, proprietaria della gran parte del complesso, non solo non ha concesso l’accesso all’area per l’iniziativa ma si è sottratta anche all’invito a intervenire alla stessa.
Chiara la proposta della Federazione: protocollare una proposta di regolamento per la gestione di tutti i beni comuni dell’agro (di cui il comune di Aversa è ancora sprovvisto) e ed ancora una volta ribadire l’idea di restituire l’area intera dell’Ex manicomio alla comunità. Il sindaco di Aversa, Enrico De Cristofaro, presente all’incontro di sabato ha pubblicamente assicurato «l’interessamento personale e dell’amministrazione». «Adotteremo il regolamento e attiveremo ogni cosa necessaria per recuperare il tempo perso e concretizzare progetti sociali», ha detto il sindaco De Cristofaro intervenuto con il vicesindaco Michele Ronza. «E’ in effetti più semplice di quello che si pensi», ha confermato il sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Mirra, che non solo ha già adottato il regolamento ma ha anche avviato un percorso attuativo per la gestione di beni comuni. Medesima azione portata avanti a Casal di Principe, così come certificato dal sindaco Renato Natale che nell’ottica della collaborazione sovra comunale, si farà «portavoce – come da lui stesso annunciato – della problematica e delle richieste di riutilizzo del parco de La Maddalena parlandone con l’assessore regionale Bonavitacola».
La Federazione “La Maddalena che vorrei”, forte di quest’ultima prova di partecipazione del territorio, oltre che dei nuovi rapporti e delle professionalità che si sono legate ad essa, proseguirà con ogni mezzo a battersi per la riapertura e la valorizzazione dell’area dell’ex ospedale psichiatrico e di ogni bene che possa finalmente diventare realmente un “bene comune”. L’invito a fare squadra, mettendo a disposizione risorse e gratuite consulenze, è arrivato da diversi soggetti in campo. Fra questi Agenda 21 per Carditello e i Regi Lagni, Labsus– Laboratorio di sussidiarietà, Legambiente e Wwf ma anche il Comitato don Peppe Diana, Libera Caserta, Iskra, Amp Rete di cittadinanza e comunità, CsvAsso.Vo.Ce, Agesci Aversa 2, Masci Aversa 2.
La Maddalena è un complesso di oltre 17 ettari di terreno di fatto abbandonati. La proprietà è divisa tra l’Asl ed il Comune di Aversa che nel 2005 ha speso circa 2milioni di euro per acquistare la sezione del Leonardo Bianchi. Da progetto doveva diventare un incubatore sociale ma non vi sono mai stati risultati a riguardo. La struttura è resa inaccessibile ai cittadini da cancelli interni che impediscono il libero passaggio, ad eccezione di alcuni uffici dell’Azienda sanitaria locale.
LA PROPOSTA – La riqualificazione dell’ex manicomio mira: 1) all’istituzione di un Parco Urbano (ex legge 17/2003 della Regione Campania) sull’intera area della Maddalena, che miri a salvaguardare l’insieme dell’area verde e rendere fruibile gratuitamente gli spazi all’intera comunità; 2) alla tutela e salvaguardia delle sue caratteristiche territoriali, storiche e ambientali, evitando modificazioni volumetriche degli edifici (articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 42/2004 – Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, e ulteriori disposizioni correttive ed integrative – corpi storici ante 1943) e impedendo qualsiasi speculazione e smembramento dell’area; 3) alla destinazione dell’intera area ad usi sociali, attraverso la promozione di attività svolte in conformità alla normativa di tutela; 4) alla preservazione e conservazione della memoria storica dei luoghi, patrimonio della comunità nazionale; alla promozione di una progettazione organica complessiva dell’area, tramite iniziative di sensibilizzazione e aggregazione degli enti territoriali; 5) all’adozione di procedure trasparenti, pubbliche e condivise.
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