“Anche grazie all’aiuto di Nicola Cosentino fu possibile inserire nel piano regolatore di Casal di Principe (Caserta) una enorme superficie, pari a circa 100mila quadrati, da destinare alla realizzazione del nuovo centro commerciale “Il Principe” – mai costruito – sul quale si stavano concentrando gli interessi del clan dei Casalesi”. A riferirlo è il collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, boss del clan dei casalesi.
Le sue dichiarazioni, rese nei mesi scorsi ai magistrati della Dda di Napoli, Fabrizio Vanorio e Sandro D’Alessio, sono state depositate dal sostituto procuratore della Corte d’Appello di Napoli, Carmine Esposito, il 27 novembre, durante l’udienza del processo di secondo grado noto con il nome “Il Principe e la Scheda Ballerina”, in cui Cosentino è imputato insieme con altre persone per la vicenda della realizzazione del centro commerciale voluto dal clan dei Casalesi. Il processo è stato rinviato a febbraio 2019, per consentire ai difensori delle varie parti di prendere visione dei verbali.
Detenuto ad Ariano Irpino, Schiavone junior riferisce fatti di sua conoscenza, avendo guidato il clan per almeno sei anni fino al 2010, quando fu arrestato. Nella prima fase, tra gli anni 2002 e 2003, prima di assumere la reggenza del clan, il primogenito di Sandokan racconta che ad occuparsi dei piani e dei permessi urbanistici, “furono a livello politico Nicola Consentino, il quale, con l’appoggio di Giuseppe Russo (boss dell’omonima famiglia mafiosa, ndr.) e di Francesco Schiavone, detto ‘Cicciariello’ (lo zio di Nicola, ndr.) si adoperò per l’approvazione di un nuovo piano regolatore generale che prevedeva una enorme superficie e cubatura al servizio del nuovo centro commerciale, oltre 100mila metri quadrati”. Il tutto, sottolinea l’ex boss, avvenne grazie alla collaborazione di dirigenti e tecnici comunali, tra cui anche una persona che aveva ricoperto la carica di assessore all’Urbanistica.
L’ampliamento, spiega il pentito, era a tal punto macroscopico da danneggiare addirittura “i bisogni abitativi della popolazione che, in molti casi, aveva bisogno di surplus di cubatura o di sanatorie per volumi in più realizzati abusivamente”. Nicola Schiavone riferisce anche di avere saputo da un funzionario ed ex assessore di quel comune, che Cosentino era riuscito ad ottenere anche un cambiamento di destinazione urbanistica – da agricola a industriale, o commerciale – di alcuni terreni acquistati da suoi familiari adiacenti allo stabilimento di famiglia Aversana Petroli. Il collaboratore di giustizia racconta anche di essersi lamentato del fatto che i politici coinvolti nella vicenda avessero pensato principalmente “ai propri affari”, ma l’ex assessore replicò che era questo l’accordo sulla spartizione urbanistica stipulato tra il boss Giuseppe Russo, Francesco “Cicciariello” Schiavone, zio di Nicola, e Nicola Cosentino.
Rispondendo alle domande dei pm antimafia di Napoli, Nicola Schiavone ripercorre anche le tappe della genesi del presunto rapporto tra l’ex sottosegretario all’Economia e il clan dei casalesi, iniziati con il padre del collaboratore di giustizia, il boss “Sandokan”. Nicola Schiavone, però, sottolinea anche di avere appreso quelle informazioni da alcuni esponenti del clan, quindi non direttamente. “A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 Cosentino – dice – in procinto di partecipare a una competizione elettorale…chiese a mio padre, tra gli anni 80/90, di essere appoggiato dal clan. Mio padre concesse il suo appoggio, ma non ricordo se sia stato eletto o meno”. Secondo il pentito, il boss Francesco Schiavone e Cosentino si incontrarono, in presenza anche di un’altra persona. Schiavone junior spiega anche che il clan dei casalesi non aveva mai avuto simpatia per la sinistra e a Cosentino, ad un certo punto del suo percorso politico, fu detto chiaramente che non avrebbe potuto avere l’appoggio del clan qualora avesse deciso di militare nelle fila di un partito di sinistra. All’epoca stava nascendo Forza Italia – ricorda Nicola Schiavone – e Cosentino abbandonò i propositi di militare nella sinistra e aderì al nascente movimento politico di destra.
Il figlio di Sandokan parla, inoltre, delle elezioni provinciali del 2005, vinte contro Cosentino da Sandro De Franciscis, esponente dell’Udeur, partito fondato da Clemente Mastella in cui allora militava Nicola Ferraro, imprenditore dei rifiuti condannato per concorso esterno in camorra. In quel caso, stando alle rivelazioni del collaboratore, il clan Schiavone fece un’eccezione per non scontentare né Cosentino né Ferraro, votando per entrambi i candidati. Stessa condotta fu realizzata dal clan di Michele Zagaria, mentre il clan Russo sarebbe rimasto “fedele” a Cosentino.