Riesi, 5 arresti per l’omicidio di Salvatore Fiandaca

di Redazione

Svolta nell’inchiesta per l’omicidio dell’operaio Salvatore Fiandaca, avvenuto a Riesi lo scorso 13 febbraio. Il 38enne, incensurato, padre di quattro figli, fu ucciso con tre colpi di fucile nelle campagne del piccolo centro nisseno. I carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta stanno eseguendo cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del tribunale nisseno, su richiesta della Procura, nei confronti di cinque persone. Si tratta di Loris Cristian Leonardi accusato di aver fornito l’arma dell’omicidio, Michael Castorina, 29 anni, ritenuto l’esecutore dell’omicidio, Pino Bartoli, di 31 anni, ritenuto il mandante, Giuseppe Santino (detto “Lucignolo”), 30 anni, e Gaetano Di Martino, 35 anni, che avrebbero fornito supporto logistico.

Eseguite, inoltre, perquisizioni domiciliari finalizzate “alla ricerca di armi e stupefacenti” che ha visto impiegati circa 60 carabinieri del comando provinciale, dello Squadrone Cacciatori “Sicilia” e del Nucleo Cinofili di Palermo. Alla base del delitto ci sarebbe una guerra sulla gestione dello spaccio di marijuana e cocaina, così come è stato spiegato nel corso della conferenza stampa. Inquirenti e carabinieri avevano puntato il dito su quanto accadeva all’interno di due locali di Riesi frequentati da vittima e indagati.

Dopo l’omicidio, avvenuto in contrada Cipolla, a Riesi, era stato Pino Bartoli, cognato del fratello di Fiandaca, e accompagnatore della vittima sul terreno, del quale è proprietario, su cui sarebbe poi avvenuto l’omicidio, a chiedere l’intervento dei soccorsi. Il suo racconto, però, non convinceva i carabinieri, i quali iniziavano ad indagare e ricostruire i suoi movimenti. Bartoli, infatti,si era contraddetto più volte. La mattina dell’omicidio era stato ripreso da alcune telecamere del paese mentre usciva di casa. Gli investigatori si erano accorti che, dopo l’omicidio, indossava scarpe e un giubbotto diversi da quelli che aveva addosso in mattinata e non era riuscito a dare una spiegazione convincente del perché non li avesse più con sé.

Importanti anche le intercettazioni ambientali, come nel caso di Loris Cristian Leonardi, 27 anni, che durante un colloquio in carcere con la compagna, le avrebbe confidato di essere stato lui a fornire il fucile calibro usato per uccidere Fiandaca. L’arma non è stata ritrovata in quanto, subito dopo l’omicidio, era stata ridotta in pezzi e le varie componenti sepolte in campagna. Secondo i magistrati i componenti del gruppo avevano approfittato del vuoto criminale creatosi a Riesi dopo i numerosi arresti che hanno decapitato il clan mafioso dei Cammarata, storicamente contrario, invece, allo spaccio di droga.

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