Sei persone in carcere, due colpite da ordinanze restrittive di divieto di dimora in Molise, Abruzzo e Puglia e divieto di espatrio. Un’auto sequestrata. Sono i numeri della operazione “Alpheus”, condotta dai carabinieri del Ros – Raggruppamento operativo speciale di Campobasso, coadiuvati dal comando provinciale, dai colleghi di Chieti, Isernia e Foggia e dai cinofili di Chieti con i cani antidroga.
Una retata all’alba tra Termoli, Campomarino, Portocannone, San Martino in Pensilis e Vasto, dove sono state eseguite perquisizioni e le misure cautelari su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Campobasso. Una richiesta condivisa punto per punto dal gip del tribunale Teresina Pepe. Associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti: questo il principale capo di imputazione a carico di 13 persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta, durante la quale sono state eseguite ben 26 perquisizioni.
L’inchiesta ha permesso di riscontrare come dietro l’escalation del consumo di cocaina in provincia di Campobasso ci fosse anche un pericoloso sodalizio criminale, di nazionalità albanese, rumena e italiana. Un sodalizio composto anche da pregiudicati e specializzato nella preparazione e nella vendita di droga alla piazza costiera. I due capi della banda, cugini albanesi, erano addirittura in prova ai servizi sociali, a conferma del radicamento nel tessuto molisano dei personaggi, tra i quali due donne – moglie e compagna dei capi – che hanno avuto un ruolo di primo piano: loro si occupavano di trasporto, occultamento e riscossione crediti, ovvero di convincere i morosi che non pagavano a tirare fuori i soldi. Gli indagati sono quasi tutti albanesi ma di stanza in Basso Molise, specialmente a Portocanone, dove da tempo si erano trasferiti e dove vivevano grazie ai redditizi affari del traffico di marijuana e cocaina.
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