Mattia Mingarelli, il 30enne comasco il cui cadavere è stato trovato la vigilia di Natale in un bosco di Chiesa in Valmalenco, in provincia di Sondrio, potrebbe essere rimasto vittima di un incidente. L’autopsia, eseguita mercoledì pomeriggio a Sondrio, non ha infatti rilevato sul corpo alcun segno di violenza. Mingarelli era scomparso dopo aver raggiunto, il 7 dicembre, una baita affittata dalla famiglia nei pressi di un rifugio.
Era stato proprio il gestore del rifugio l’ultimo a vederlo e il responsabile del ritrovamento nella neve del cellulare di Mattia. L’uomo è stato sentito più volte come persona informata sui fatti. Con il trascorrere dei giorni e con le indagini serrate dei carabinieri, la scomparsa del giovane era diventata un vero mistero, finché la vigilia di Natale il suo corpo è stato rinvenuto sotto un pilone della seggiovia, ai margini delle piste. Dagli esami è emerso che il cadavere al momento del ritrovamento era in condizioni tali da non fare supporre uno spostamento del corpo. Circostanza questa emersa in un primo momento e che aveva fatto supporre anche l’ipotesi di omicidio.
L’autopsia disposta dal sostituto procuratore Antonio Cristillo è terminata poco prima delle 18. In ogni caso, si dovranno attendere i canonici 60 giorni prima di conoscere i risultati del lavoro effettuato dal dottor Tricomi, tempi che saranno probabilmente analoghi a quelli di attesa per gli esami tossicologici di laboratorio. A breve la Procura di Sondrio dovrebbe concedere il nulla osta alla sepoltura di Mingarelli.