Aversa, centrale dello spaccio in casa: arrestati madre e fratello di Pietro Capone, ucciso nel 2010

di Redazione

Gli agenti del commissariato di polizia di Aversa hanno proceduto all’arresto di Assunta Verde, 56 anni, resasi responsabile del reato di detenzione ai fini di spaccio di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente in concorso con il figlio, Luigi Capone, catturato in un secondo momento dopo essere risultato irreperibile. L’attività di indagine è stata avviata dalla Uigos del commissariato diretto da Vincenzo Gallozzi dopo aver appreso che Capone e la madre utilizzavano un appartamento situato ad Aversa, in via Cadorna, per occultare armi e sostanza stupefacente destinata allo spaccio.

Giunti a quell’indirizzo, i poliziotti accedevano all’appartamento segnalato per procedere a perquisizione domiciliare e si trovavano di fronte una vera e propria centrale dello spaccio. Venivano rinvenuti, infatti, numerosi involucri di sostanza stupefacente del tipo cocaina per un peso complessivo di 500 grammi, 5 grammi di hashish e numeroso materiale utilizzato per il confezionamento delle dosi tra cui diversi bilancini di precisione, un fornello e una macchina per il confezionamento sottovuoto. Trovata anche la somma di 1370 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio. Alla luce di quanto rinvenuto, Verde, presente al momento delle perquisizioni, veniva dichiarata in arresto e posta a disposizione dell’autorità giudiziaria mentre Capone veniva prima denunciato in stato di libertà in quanto irreperibile e poi rintracciato, sempre ad Aversa, e tratto in arresto.

Assunta Verde è la madre, oltre che di Luigi, anche di Pietro Capone che, il 14 ottobre del 2010, a 23 anni, fu ucciso dal 18enne aversano Mario Borrata in piazza Marconi, ad Aversa, per motivi passionali. Il ventenne, che lavorava come imbianchino, fu colpito da alcuni fendenti alla gola e deceduto poche ore dopo il ricovero in ospedale. La vittima agì per difendere la moglie e madre di suo figlio, oggetto delle attenzioni di Borrata, figlio di un uomo finito in carcere con l’accusa di legami al clan dei Casalesi. La ragazza, 21 anni, aveva sempre rifiutato le avances, tenendole opportunamente nascoste al marito per evitare ulteriori conseguenze. Ma Pietro Capone, venuto a conoscenza della situazione, incontrò e affrontò Borrata nel pomeriggio di quel giovedì. Prima una discussione, poi la violenta lite, fino al tragico epilogo. Subito dopo l’omicidio, Borrata si diede alla fuga ma venne  arrestato poco dopo a Capua, a bordo di una minicar con vistose macchie di sangue sulla carrozzeria e nell’abitacolo. Per quell’omicidio, un anno dopo, nell’ottobre 2011, Borrata fu condannato all’ergastolo.

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