Sicurezza grandi concerti affidata a profughi: 4 arresti

di Redazione

Il concerto dei Guns’n Roses (Imola, 10 giugno), dei Depeche Mode (Milano, 28 giugno), il mega-evento di Vasco Rossi a Modena (1 luglio), David Guetta (Padova, 28 luglio), dj Salmo (9 settembre), e i Rolling stones (Lucca, 23 settembre). Le date più importanti della stagione 2017, in cui, si apprende oggi al termine dell’operazione “Security danger” dei carabinieri di Reggio Emilia, la sicurezza e i controlli all’ingresso erano stati messi nelle mani di migranti da poco sbarcati in Italia, ingaggiati senza alcun controllo e veritiera autorizzazione, ed evidentemente senza la necessaria formazione e preparazione, oltretutto dopo i tragici fatti di piazza San Carlo a Torino, che avevano provocato oltre 1400 feriti (e in seguito, due morti), in conseguenza dei quali erano scattate misure di livello superiore per i grandi eventi in Italia.

“Io mi ritengo una brava persona, ma di fatto trovai strana l’assenza di controllo. Perché se fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa”: è una delle testimonianze raccolte dai carabinieri. L’Arma, che ha eseguito quattro misure cautelari per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e falsa attestazione a pubblico ufficiale, parla senza mezzi termini di “un meccanismo collaudato e reiterato che di fatto ha esposto decine di migliaia di persone ad un rischio incommensurabile in termini di sicurezza e ciò in un periodo di elevata sensibilità ed attenzione in tema di potenziali attentati terroristici e soprattutto nonostante i dettami normativi in tema di gestione di sicurezza in occasione dei cosiddetti ‘grandi eventi’ adottati dopo pochi giorni dai tragici fatti di Piazza San Carlo”.

“Da quando abbiamo cominciato il lavoro a quando lo abbiamo finito nessuno, né di alcuna società né delle forze dell’ordine mi ha mai chiesto alcun documento o ha effettuato alcun controllo sul mio cartellino. E non sono stato oggetto di filtraggio con metal detector o di altro tipo, nemmeno visivo, sul contenuto delle mie tasche, o degli effetti che portavo con me”, prosegue la testimonianza di uno dei reclutati. I profughi richiedenti asilo, con falsi decreti prefettizi, venivano impiegati in nero (insieme a nomadi e pregiudicati) per gestire la sicurezza di concerti affollatissimi e potenzialmente ad alto rischio anche sul fronte del terrorismo.

I provvedimenti cautelari sono stati emessi nei confronti di un 38enne modenese e un 63enne abitante a Bologna, titolari di due importanti società di sicurezza operanti sul territorio nazionale, e di due pregiudicati campani con base nel reggiano. I migranti, pagati 6 euro l’ora, venivano dotati di tesserini di riconoscimento riportanti false iscrizioni prefettizie della Prefettura di Napoli. In questo modo gli addetti alla sicurezza, senza essere sottoposti ad alcuna forma di controllo, venivano fatti accedere nell’area dei concerti, alcuni anche fin sotto il palco per svolgere il filtraggio del pubblico, il controllo degli effetti personali e dei biglietti, la vigilanza degli ingressi nonché di quelli riservati all’accesso delle forze di polizia e dei mezzi di soccorso.

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