Il viaggio nel tempo per ricordare l’Olocausto inizia a Nola, nel 2012. In una scuola, Piero Terracina, deportato e sopravvissuto ad Auschwitz, racconta la sua storia davanti a 600 alunni pietrificati dalle immagini costruite attraverso le sue parole. A volerlo in quell’istituto come testimone due sacerdoti francescani, padre Massimiliano Noviello e padre Luigi Di Palma, attualmente del convento dei Cappuccini di Napoli alla Riviera di Chiaja.
Ed è proprio da questo colloquio e da altri che ne sono seguiti che nasce il libro-testimonianza di Padre Luigi Di Palma, “Memorie della Shoah”, edito da “Diogene Edizioni”. L’autore ha consegnato il testo a Terracina, dopo una breve visita nel quartiere ebraico di Roma dove ha incontrato anche Lello Dell’Ariccia, membro del direttivo dell’associazione Progetto Memoria.
Padre Luigi Di Palma ha raccolto con sensibilità i ricordi, intensi e spesso cupi, di Terracina, ricavandone un lavoro straordinario per quell’urgenza di “fare memoria” che in questo periodo storico è quanto mai necessaria. Nel volume oltre alla testimonianza tantissime note e riferimenti storici, capaci di confermare il racconto e di offrire al lettore ulteriori spunti di riflessione. Nonostante siano trascorsi 75 anni dalla deportazione, Terracina ricorda con lucidità particolari e dolori. Come ad esempio le parole di un preside di origine napoletana, Nicola Cimmino, che accolse gli alunni ebrei, espulsi dalla scuola italiana a seguito delle Leggi Razziali del 1938.
Nato a Roma in una famiglia ebraica, Terracina scampò al rastrellamento del 16 ottobre del 1943 ma venne arrestato a casa sua il 7 aprile del 1944 nel giorno della Pasqua ebraica. Le SS bussarono alla sua porta grazie alla delazione di due fascisti italiani. Ebbero venti minuti per recuperare vestiti e oggetti preziosi ed uscire dall’appartamento tra urla e violenze. C’erano i genitori Giovanni Terracina e Lidia Ascoli, la sorella Anna, i fratelli Cesare e Leo, lo zio Amedeo e il nonno David.
Trascorsero due giorni nel carcere romano di Regina Coeli, poi vennero trasferiti nel campo di Fossoli (Modena) e infine avviati alla deportazione il 17 maggio del 1944. Dal campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau uscirà vivo solo lui, otto mesi dopo, insieme a pochissimi altri sopravvissuti tra i quali Primo Levi e Sami Modiano.
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