“Anima di Strega”. E’ il disco d’esordio della cantautrice aversana Vincenza Purgato che giovedì 3 gennaio sarà in concerto nella chiesa monumentale di San Francesco ad Aversa: inizio ore 20, ingresso gratuito. Con lei sul palco il quartetto composto da Giosi Cincotti (tastiere, fisarmonica e percussioni), Ernesto Nobili (chitarra e basso) e Edo Puccini (chitarre). In scaletta i brani del lavoro recentemente applaudito all’ultima edizione del Festival di Napoli. Questa la track list di 10 brani, di cui 4 in napoletano: “Lascia andare”, “Acqua”, “Il miracolo dell’amore”, “Annure”, “Ragazzo di colore”, “Il nuovo tempo”, “Anima da strega”, “Notte ‘mbriaca”, “La lampada che brilla”, “Chist’ammore”.
“Un disco che è un viaggio con la mia anima – spiega Purgato, nata in Svizzera 44 anni fa – in cui è venuto fuori il mio universo di donna del terzo millennio. Un’opera non pensata, ma ‘sentita’. Tutto ciò che ho scritto e cantato è frutto del mio mondo interiore: sentimenti, riflessioni, sofferenze, dolori e gioie. Emozioni che ho trasmutato in parole e musica e che ora condivido con voi in questo viaggio”. Gli arrangiamenti e la direzione artistica sono stati affidati al maestro Giosi Cincotti (pianista-fisarmonicista), che ha messo a fuoco gli stati d’animo dell’artista rispettandone gli umori, insieme al maestro Ernesto Nobili (compositore-chitarrista eclettico) che ha collaborato alla realizzazione di tre arrangiamenti. Nel brano “Annure” troviamo la collaborazione del maestro Pericle Odierna, visionario polistrumentista, e l’intensa voce del talentuoso artista Roberto Colella, frontman della band “La maschera”. Nel brano “Lascia andare” si può ascoltare il bellissimo suono del Flicorno del maestro Gianfranco Campagnoli.
Il disco, inoltre, vanta la collaborazione di musicisti illustri partenopei: Gianni Guarracino, Gianfranco Campagnoli, Michele Maione, Arcangelo Michele Caso, Pasquale Ziccardi, Edoardo Puccini, Paolo Propoli, Carlo di Gennaro, Beatrice Valente, Ciro Iovine ed Ismele Njang. La foto di copertina è del fotografo Arash Radpour, sensibile artista iraniano, che ha reso reale l’immaginario di donna della cantautrice. Un lavoro durato due anni e mezzo. I video sono stati diretti dal regista Claudio D’Avascio che sarà in sala. “Il loro amore per la musica e la loro conoscenza artistica – commenta Purgato – ha ancora di più nutrito la mia anima di sonorità che si fondono tra la musica popolare del Sud Italia e del Sud America”.
Il disco prende il nome dal singolo ‘Anima di Strega’, già presentato assieme al video nella giornata contro la violenza sulle donne. Un omaggio alle donne, una vittoria dello spirito selvaggio per aver affrontato le tante battaglie, attraversando il fuoco dell’inquisizione, nel nome dell’amore e del rispetto. Vincenza racconta la donna che mette a nudo la sua anima antica, senza maschere, che crede in se stessa, in chi l’ha generata e nell’amore universale, la donna forte e risvegliata è riuscita a combattere i dogma e ad esprime la sua libertà. Il perdono per tutte le offese subite è il ponte che conduce ad essa. “Fin da ragazza – spiega la cantautrice – sono stata appassionata di musica e di scrittura, scrivevo pensieri e poesie. Sono curiosa e attenta a tutto ciò che mi capita, nulla accade per caso e dietro ogni incontro o esperienza c’è sempre una ragione, qualcosa che vuole rivelarsi a noi. Scrivo le mie riflessioni, i dubbi sono sempre la fonte della mia curiosità per il mistero della vita, la passione e l’amore mettono in moto la mia creatività. Cerco sempre un momento di dialogo con me stessa, con la mia anima e con la parte di mondo che sento lontana da me. Cerco di scovare il senso dell’amore da un lato, e dall’altro di raccogliere quella sostanza che le parole possono conservare dopo la dissipazione dei sentimenti”.
“Questo progetto – aggiunge – è nato in un momento di riflessioni, di introspezioni, di silenzio rigenerante e man mano la voce dell’anima è stata forte, ho cercato momenti di solitudine, compagna creativa. Più mi avvicinavo a me stessa e più mi rimbombavano melodie misteriose. Un ritorno al grembo per risvegliare gli istinti assopiti e far rinascere la donna selvaggia che in ognuno di noi. Un ritorno all’anima ed ecco il mio canto nostalgico”. Scrivere in napoletano per Vincenza è stata una grande scoperta. Lei amala canzone classica napoletana e quando è successo ha sentito una grande responsabilità, una lingua universale che dal 2014 è entrata a far parte del patrimonio Unesco. “Cantare nella nostra lingua – racconta – è come ricordarci chi siamo e da dove veniamo, ci riporta alle proprie origini e soprattutto cantare in questa splendida lingua personalmente mi connette molto con il mio mondo viscerale, tocca corde dentro di me che non avrei immaginato come gli istinti più profondi. Nella lingua italiana è come se avesse agito un’energia che parte dall’alto con testi e melodie più sospesi, invece nella lingua napoletana è come se ad agire fosse stata l’energia della terra. Alla fine è stato un fondersi tra spirito e materia. Per questo ho definito la mia opera, un disco non pensato ma ‘sentito’”.
Il brano “Acqua” è il “grembo” di tutte le altre nove “creature”, è stata la prima che Vincenza ha scritto, nella notte di Natale di tre anni fa, nella stessa notte di tanti anni quando perse la madre. “L’ho scritta di getto, scrivevo sui post-it, – spiega l’artista aversana – non avendo a disposizione un quaderno, poi ho messo in ordine le frasi, registravo sul telefonino la melodia che mi risuonava come una danza, ricordo come fosse ora l’emozione, sentivo un fermento dentro, ogni cellula del corpo che tremava, uno stato di grazia indescrivibile, è stato sempre così per ogni creatura che ho scritto, subito dopo è nata ‘Anima di Strega’ che raccoglie l’intero progetto. ‘Acqua’ l’ho sentito come un dono. E’ un brano viscerale, un eco dell’anima, una danza che non può non risvegliarti. Un richiamo agli istinti. Ti accorgi che proprio quando senti l’aridità e l’arsura di una deprimente mancanza arriva il sollievo, la leggiadria fresca che l’acqua solo può donare, elemento di vita e di morte, le cui dosi stabiliscono il fluire delle esistenze e la fecondità del sostentamento. La donna è portatrice di amore e l’acqua come l’amore genera e cura, pronta ad accogliere, è il grembo dove tutto è pronto per essere portato alla luce. L’acqua ha anche un potere devastante per la paura collegata agli eventi catastrofici, ma gli stessi tsunami accadono anche dentro di noi e arrivano per risvegliarci, ad un certo punto della vita siamo chiamati a fare i conti con noi stessi e lasciare andare ciò che non ci appartiene più, ma per farlo bisogna toccare il fondo, smuovere le acque nere per riemergere dalle paure, attraversare i conflitti, i dolori”.
“Tutto è in continuo movimento – conclude Purgato – proprio come l’acqua, accettare i cicli della natura vita/morte/vita, per far sì che ci sia ri-nascita, con la certezza che tutto ritorni alla fonte. All’autenticità. L’amore unisce, non conosce limiti, non tiene conto delle diversità, culture e credo. Libero è colui che accetta i cambiamenti scegliendo sempre se stesso. L’amore è libertà: ‘Acqua’ è questo”.