Aversa – «Non ci sono solo gli investitori che hanno rischiato e perso decine di migliaia di euro, ma anche chi utilizzava Gino Fiordiliso come si potrebbe utilizzare ‘una sala scommesse’. Molti amici mi raccontavano, negli anni scorsi, che settimanalmente portavano anche duecento euro per poi tornare a prendere la settimana dopo duecentoventi, duecentotrenta euro». Da quarantotto ore ad Aversa non si parla d’altro che della presunta maxi truffa messa in piedi da Gino Fiordiliso e da alcune persone della sua famiglia (leggi qui). Così, aneddoti, invenzioni e verità scorrono rapidi nei colloqui, nelle chiacchiere degli aversani. Una frase ricorrente, tra le altre, è: «Tonino non c’entra in questa vicenda, si è trovato invischiato senza volerlo e non ci ha guadagnato nulla». “Tonino” è Antonio Della Volpe, cognato di Gino Fiordiliso, commercialista, che sembrerebbe essere implicato solo formalmente in questa maxi truffa.
A farne le spese la “Aversa bene”, e non solo, in una vicenda dal duplice aspetto, quello dell’investimento finanziario e quello della mancata istituzione della Banca Popolare Normanna. Molti dei risparmiatori sono provenienti, infatti, dai paesi dell’agro aversano. Le loro famiglie conoscevano i Fiordiliso grazie ai notai dei quali si servivano e che, ovviamente, erano e sono completamente estranei alla vicenda. Un esempio probante i figli della vittima innocenti di camorra Antonio Di Bona, Salvatore e Teresa, che gli avevano affidato parte del risarcimento ricevuto dallo Stato proprio perché il papà conosceva la famiglia grazie ai diversi atti notarili che aveva stipulato.
Ad Aversa è caccia al truffato. Si va dal noto oculista che avrebbe consegnato poco meno di mezzo milione di euro e che a detta di molti ha finito per essere, giustamente, ossessionato dalla vicenda, al farmacista con 150mila euro affidati e non più visti, ad una coppia di medici che avrebbero visto sfumare esattamente mezzo milione alla coppia di sorelle che avrebbero consegnato circa un milione e 200mila euro all’impiegato con i suoi 45mila euro.
Significativo l’episodio di una nota dirigente scolastica, ora in pensione, dalla quale Fiordiliso si sarebbe fatto consegnare, anche grazie all’aiuto di un terzo, in tre mesi, 120mila euro promettendole quote della costituenda Banca Popolare Normanna, che non sarebbero mai state sottoscritte, ed un posto di lavoro per il figlio. Proprio questa dirigente è stata la prima a denunciare la vicenda al tribunale di Santa Maria Capua Vetere quando ancora non c’era il tribunale di Napoli Nord. Sarebbero, però, tanti altri i defraudati che avrebbero deciso di non denunziare la beffa subita sia per impossibilità che per opportunità. Molti, commercianti, infatti, avrebbero consegnato nelle mani del falso manager finanziario aversano ingenti somme di denaro in contanti per cui, da un lato, non hanno potuto provare il versamento, dall’altro, non gli è convenuto farlo per non vedersi accusare di evasione fiscale.
Ad essere truffati, leggendo i nomi presenti negli atti processuali, anche parenti stretti di Gino Fiordiliso. Cugini di primo grado gli avrebbero consegnato decine di migliaia di euro, i risparmi sudati di una vita di lavoro, senza averne mai più avuto alcun riscontro.
Il “ritratto” – Luigi, “Gino” per gli amici e non solo, Fiordiliso, 71 anni, sino al 2016, anno in cui è stata resa pubblica la notizia delle sue presunte attività truffaldine, era un’icona della borghesia cittadina. Brillante, vestito in maniera informale, ma con movenze eleganti, gli avresti dato n mano non solo il portafoglio, ma anche le chiavi di casa tua. A fare da garante non solo i modi brillanti, da aristocratico-democratico (si faccia passare l’antinomia), ma, soprattutto, quel suo cognome. Fiordiliso ad Aversa e in tutto l’agro aversano significa, ancora oggi, professionisti di spessore in diversi campi, dalla medicina a quello notarile o dei commercialisti. Un sigillo di garanzia che ha fatto capitolare molti dei risparmiatori presunti truffati. Un mondo dove non è riuscito a sfondare è stato quello della politica. Anelava a diventare sindaco, ma si è fermato alle primarie Pd e ad una poltrona da assessore.