Roberto Formigoni è entrato nel carcere di Bollate (Milano). L’ex governatore della Regione Lombardia, che deve scontare la condanna a cinque anni e dieci mesi che gli è stata inflitta giovedì dalla Cassazione per la vicenda Maugeri, è giunto nel penitenziario accompagnato in auto dal suo legale. Vestito con un cappotto scuro, è entrato senza fermarsi dalla porta carraia e si è poi avviato a piedi verso l’ingresso.
La difesa di Formigoni ha depositato una istanza per chiedere la detenzione domiciliare per l’ex governatore lombardo. La richiesta è stata presentata dall’avvocato Mario Brusa, suo storico difensore, al sostituto procuratore generale di Milano Antonio Lamamma. La richiesta si basa soprattutto sull’età anagrafica dell’ex governatore, che ha superato i 70 anni. Per questo, secondo i suoi legali, Formigoni avrebbe il diritto di beneficiare della detenzione domiciliare.
La Procura generale di Milano è pronta a dare parere negativo all’istanza di detenzione domiciliare presentata dalla difesa di Roberto Formigoni. Negli uffici giudiziari si fa notare che per il reato di corruzione, in base alle nuove norme della legge “spazzacorrotti”, come per altri reati contro la pubblica amministrazione non possono essere concesse al condannato in via definitiva misure alternative al carcere per scontare la pena. Sull’istanza deciderà la Corte d’Appello.
Formigoni è apparso “sereno” e “tranquillo” agli operatori del carcere di Bollate con i quali ha sostenuto una serie di colloqui, tra cui quello con un educatore incaricato di capire se, in base alle condizioni psicologiche, ci siano misure particolari da adottare per tutelare la sua salute. Da quanto è trapelato dal penitenziario, sono inoltre in corso le valutazioni per stabilire quale sia la cella idonea ad ospitarlo.