I carabinieri della stazione Forestale di Caserta stamani hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare – con obbligo di presentazione tutti i giorni alla polizia giudiziaria – nei confronti di Salvatore Farina, 40 anni, allevatore di un gregge ovino, gravemente indiziato di aver, lo scorso 15 gennaio, tentato di appiccare un incendio boschivo sul Monte Tifata, in località Sant’Angelo in Formis del comune di Capua, con un accendino, due grossi cespugli di “Ampelodesma”, specie erbacea particolarmente infiammabile.
Incendio che non si propagava all’intero versante collinare solo casualmente per condizioni esterne non favorevoli alla propagazione delle fiamme. Quel giorno i carabinieri forestali, durante un servizio di controllo del territorio volto al controllo del pascolo di animali (ovini-caprini-bovini) in aree percorse dal fuoco, proprio allo scopo di prevenire condotte illecite ai danni del patrimonio boschivo e paesaggistico, nel percorrere la strada sterrata che costeggia il Monte Tifata notavano a distanza la presenza di un gregge di capi ovini mentre percorreva un tratture montuoso per discendere a valle. Mentre osservavano gli spostamenti del gregge, i militari notavano anche la presenza di due persone che conducevano il gregge, dei quali uno ovvero quello che indossava un giubbino grigio chiaro ed un cappelline di colore blu, mentre si chinava due volte ed appiccava il fuoco in due punti diversi in una zona ricoperta da vegetazione forestale di bassa macchia mediterranea, dai quali subito divampavano le fiamme e si alzavano due vistose colonne di fumo.
Nell’immediatezza del fatto, con l’automezzo di servizio, i carabinieri raggiungevano il vicino tratto dove il gregge stava scendendo procedendo all’immediata identificazione del soggetto che indossava il giubbino di colore grigio ed il cappelline di colore blu che, poco prima, era stato notato mentre appiccava il fuoco al bosco in due punti diversi, risultato essere l’indagato Farina. I militari si facevano immediatamente consegnare l’accendino in possesso del predetto Farina con il quale si era appiccato il fuoco al bosco poco prima sottoponendolo in sequestro per finalità probatorie. Dopodiché, i militari si portavano a piedi, risalendo il tratture, percorso poco prima dal gregge e dai due soggetti che lo conducevano al pascolo, nei due punti ove poco prima avevano notato Farina appiccare il fuoco al bosco. Sul posto si constatava che i due focolai appiccati per innescare l’incendio boschivo, fortunatamente, non si erano propagati alla vegetazione boschiva circostante in quanto, a causa del terreno reso umido dalle piogge del giorno precedente si erano entrambi autoestinti.
Nei due punti scelti da Farina per appiccare il fuoco venivano rinvenuti i residui bruciati di due cespugli appartenenti alla specie “Ampelodesma” che si presentavano ancora fumanti. All’atto dell’accertamento l’allevatore Farina veniva denunciato in stato di libertà in quanto l’incendio boschivo non si era sviluppato. Essendo, però, la zona risultata essere stata interessata negli anni precedenti da incendi boschivi e sussistendo, quindi, un concreto pericolo che lo stesso Farina potesse reiterare la stessa azione delittuosa, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto, e ottenuto dal tribunale, l’applicazione di una misura cautelare personale che potesse garantire un adeguato controllo sulla persona dell’indagato e che il gip ha ritenuto essere adeguata nell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tutti i giorni della settimana.
Gli investigatori hanno ipotizzato che l’indagato abbia agito con lo specifico intento di utilizzare il fuoco per sopprimere le specie arbustive ed arboree, non idonee alla alimentazione dei capi ovini, che stanno naturalmente ripopolando il versante collinare, ovvero per assicurarsi una maggiore superficie coperta dal solo cotico erboso sulla quale far pascolare il proprio gregge risparmiando sulle spese di acquisto di fieno da somministrare al gregge.