Potrebbe giocare d’anticipo il sindaco di Aversa, Enrico De Cristofaro, e battere sia il gruppo dei quattro dissidenti che le opposizioni sul tempo, rassegnando le dimissioni con l’obiettivo chiaro, entro venti giorni, di richiamare ognuno alle proprie responsabilità. Un gesto che avrebbe anche un termine ultimo, ossia l’8 febbraio prossimo. Così facendo, il primo cittadino avrebbe sino al successivo 28 febbraio per eventualmente ritirarle. Se, invece, fosse costretto a confermarle, con lo scioglimento del Civico consesso a fine mese, si voterebbe a maggio insieme alle elezioni europee evitando alla città un commissariamento di un anno che sarebbe una iattura. Votazione di maggio che, invece, vuole assolutamente vietare la Lega non sentendosi ancora pronta ad affrontare le elezioni in un così breve lasso di tempo.
A rivelare questa ipotesi il numero due dell’esecutivo normanno, il vicesindaco Michele Ronza, braccio destro di De Cristofaro, che afferma: “Non è la prima opzione, ma potrebbe essere quella più sensata per richiamare tutte le parti in causa ad un dibattito serio, cosa che non sembra essere oggi sul tappeto. Sino ad ora Enrico non lo ha fatto per due semplici ragioni: per il rispetto della volontà di quanti lo hanno votato e per non innescare illazioni sulle motivazioni di questo gesto che potrebbe essere facilmente strumentalizzato da chi vuole farlo”.
Insomma, il sindaco starebbe pensando se dare vita ad una sorta di prova di forza finale che possa anche rinforzarlo mettendo al centro del dibattito politico i problemi della città e non le poltrone come sta, invece, avvenendo dall’estate scorsa. In tema, ovviamente, non si può non tener conto che i quattro dissidenti (Mimmo Palmieri, Michele Galluccio, Giovanni Innocenti e Claudio Palladino) insieme ai nove delle opposizioni (Marco Villano, Paolo Santulli, Alfonso Golia e Elena Caterino per il Pd, Gianpaolo dello Vicario e Nicla Virgilio per Fi, Carmine Palmiero e Francesco Sagliocco per Noi Aversani e Maria Grazia Mazzoni per il M5S) sono in grado, se lo decidono, di mandare a casa tutti a vista rassegnando le dimissioni in blocco.
Intanto, proprio a proposito di poltrone, altre novità si registrano intorno a quella più alta del civico consesso, ossia quella di presidente, oggi appannaggio di Augusto Bisceglia e oggetto di un patto post elettorale tra i consiglieri della lista di Forza Aversa secondo il quale a metà mandato ci doveva essere la staffetta con Mimmo Palmieri. Bisceglia avrebbe detto che le sue dimissioni (dopo averle preannunziate a Natale con un messaggio telefonico al sindaco) ci saranno solo quando si sarà ricomposto il gruppo originario di Forza Aversa, gruppo dal quale da un anno è uscito Michele Galluccio, dichiaratosi indipendente in consiglio comunale, ma tesseratosi con la Lega di Salvini.
Una dichiarazione che porta proprio Galluccio a rispondere, affermando che si tratta solo di una inutile provocazione volta a prendere tempo non avendo alcuna volontà di voler abbandonare la poltrona più importante del consiglio comunale. E c’è anche chi ne indica il motivo. Bisceglia avrebbe velleità di candidarsi a sindaco al prossimo giro di giostra e vorrebbe arrivarci continuando ad occupare l’attuale poltrona per dare più consistenza e sostanza alla sua richiesta.
Che Bisceglia non ha alcuna intenzione di abbandonare quella poltrona e per questo stia avanzando richieste speciose lo afferma anche l’altro diretto interessato alla presidenza del consiglio comunale, Mimmo Palmieri, secondo cui le dimissioni di Bisceglia si sono trasformate in una barzelletta con quest’ultimo che cerca di prendere tempo per cercare di rinviare quanto più è possibile la decisione, senza capire che da essa deriva la sopravvivenza della stessa amministrazione comunale normanna.