«Martedì 19 febbraio lascerò la guida della casa di reclusione di Aversa perché ho ricevuto l’incarico di direttore della casa circondariale di Pozzuoli. È stata una esperienza breve, in quanto si è trattato di una reggenza della durata di poco più di un anno, ma è stata particolarmente intensa». A parlare la dottoressa Carlotta Giaquinto, direttrice del carcere ospitato in quello che è stato lo storico Ospedale psichiatrico giudiziario “Filippo Saporito”. Di fatto ci sarà uno scambio, A Giaquinto, infatti, succederà l’attuale direttrice del carcere di Pozzuoli Stella Scialpi.
«Tante – continua Giaquinto – sono state le iniziative che hanno permesso di creare un canale di comunicazione stabile e duraturo tra carcere e territorio e tanti gli enti che sento di ringraziare per la sensibilità dimostrata. In primis, il vescovo di Aversa Angelo Spinillo con la sua Diocesi e la Caritas diretta da don Carmine Schiavone, con cui sono stati realizzati importanti gesti di solidarietà a favore dei ristretti e un protocollo che ha creato un supporto costante ai detenuti più bisognosi. Il sindaco di Aversa Enrico De Cristofaro e l’assessore Marica De Angelis, con cui è stato portato a termine un importante protocollo per il lavoro di pubblica utilità dei detenuti. Desidero inoltre ringraziare la presidente del tribunale Elisabetta Garzo e il procuratore Francesco Greco, la cui presenza rassicurante e la cui sensibilità mi hanno aiutato ad affrontare la gestione dell’istituto».
«Ringrazio la stampa locale, – continua Giaquinto – attenta e rispettosa dell’istituzione penitenziaria. Ringrazio i magistrati di sorveglianza ed il Garante regionale che mi hanno sempre mostrato la giusta attenzione. Ringrazio i diversi enti del terzo settore che hanno dato disponibilità e permesso di realizzare i numerosi interventi a favore dei detenuti, primi tra tutti l’attività teatrale, l’attività sportiva, quella culturale con i corsi di filosofia e arte, quella scolastica e quella religiosa. E ringrazio quelle personalità che con grande sensibilità hanno donato il proprio tempo e le proprie doti artistiche ai detenuti e al personale dell’istituto. Spero che ogni singola iniziativa resti in piedi e che continui in maniera crescente l’integrazione con il tessuto sociale che è l’unica arma contro l’indifferenza che genera la devianza e la recidiva».