Da giugno 2017 è legge dello Stato, emanata con il decreto ministeriale del 20 aprile 2017, ma ad Aversa non viene ancora applicata. Parliamo della tariffa puntuale dei rifiuti (TariP) conferiti al servizio pubblico che lasciava 24 mesi di tempo, dall’entrata in vigore, ai Comuni che già utilizzavano un sistema di misurazione puntuale per adeguarsi alle nuove prescrizioni mentre per gli altri sarebbe dovuta entrare in vigore da subito. Avrebbe consentito ai cittadini, in particolare alle utenze domestiche, di ridurre il carico di tassazione collegato al servizio di igiene urbana fornito.
Mentre per le famiglie, le cosiddette utenze domestiche, il calcolo della Tari prevede un calcolo presuntivo sulla base della superficie dell’abitazione e sul numero di persone che compongono il nucleo familiare, quello della TariP prevede l’eliminazione del parametro dei metri quadrati e viene stabilito esclusivamente tenendo conto del numero di persone e del numero di conferimenti nel contenitore assegnato alla famiglia che è microchippato, così da essere inequivocabilmente individuato. In questo modo si pagherebbe solo per la quantità di rifiuti che viene concretamente prodotta.
Cosicché, l’applicazione di questo nuovo sistema avrebbe il merito di consentire due risultati soddisfacenti per la comunità, vale a dire quello di permettere alle famiglie di pagare per quanto producono e di eliminare, o quanto meno di ridurre, la presenza di rifiuti lasciati in strada, consentendo allo stesso tempo la crescita percentuale della raccolta differenziata. E’ quanto accade negli oltre 223 comuni italiani che hanno già attuato la disposizione ministeriale portando il costo del servizio di igiene urbana da 218,31 euro annui pagati in media per abitante con la Tari ai 144,37 euro annui pagati in media per abitante con la TariP e consentendo il raggiungimento del 70-75 per cento. Un risparmio rispetto all’attuale tassazione che l’utenza domestica apprezzerebbe.
