Festival di Berlino, vince Israele. Premio a Saviano per “La Paranza dei Bambini”

di Gaetano Bencivenga

La 69ma edizione del Festival del Cinema di Berlino si è conclusa con una bella soddisfazione per il nostro cinema. L’unico film italiano in concorso “La paranza dei bambini” di Claudio Giovannesi si è, infatti, aggiudicato il premio per la migliore sceneggiatura assegnato dalla giuria internazionale, capitanata dall’attrice transalpina Juliette Binoche.

A ritirare l’alloro c’erano i tre autori della corposa sceneggiatura, lo stesso Giovannesi, Maurizio Braucci e, soprattutto, Roberto Saviano, dal cui romanzo omonimo del 2016 la pellicola è tratta. La consegna dell’Orso d’Argento ha fornito l’occasione per ribadire le posizioni anti-Salvini di Saviano, che, anche, su un palco tanto importante ha ringraziato le Ong per il costante aiuto alla causa dei migranti. Uno schiaffo politico, senza dubbio, condiviso dai suoi compagni d’avventura, che si materializza in un paese, come la Germania, decisamente impegnata a supportare la causa dell’accoglienza.

Sicuramente l’opera, basata sulla vicenda dura e realistica di una banda di giovanissimi affamata di soldi e potere e portatrice di inaudita violenza tra i vicoli del Rione Sanità, ha meritato il prestigioso trofeo, ma, senza dubbio, la presidente Binoche ha inteso segnalare, pure, l’atavico impegno di Saviano, a tutto tondo, contro qualsiasi forma di sopraffazione sociale e politica, scegliendo di insignirlo di un premio, simbolo di incoraggiamento a non demordere, con la sua scrittura, nelle battaglie intraprese.

L’Orso d’Oro è, giustamente, finito nelle mani dell’israeliano “Synonymes” di Nadav Lapid, secondo i più miglior film della rassegna, narrazione autobiografica sul senso di spaesamento vissuto da un intellettuale ebreo nella vitalistica Parigi, mentre il premio per la giuria è andato al francese “Grace à Dieu” di Francois Ozon, altro titolo favorito della vigilia, capace di trattare con grazia e pudore il tema delicato della pedofilia nella chiesa cattolica. Migliore attore e attrice i cinesi Wang Jingchun e Yong Mei, entrambi protagonisti di “So Long, My Son” di Wang Xiao-Shuai, drammatica storia di due genitori straziati dalla perdita dei figli in una Cina costantemente in bilico tra passato e futuro.

Premio per la regia e per l’innovazione tecnica, decisamente, al femminile. Il primo ha riconosciuto l’indubbio valore della tedesca Angela Shanelec e del suo “I was at Home, but…”, il secondo ha consacrato il talento emergente dell’altra teutonica Nora Fingscheidt, autrice dell’innovativo “System Crasher”. Doverosa ovazione in memoria dell’attore di origini italo-svizzere Bruno Ganz, scomparso proprio in contemporanea con la conclusione della kermesse, diretta per l’ultima volta dal veterano Dieter Kosslick, pronto a passare il testimone al nuovo direttore italiano Carlo Chatrian.

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