Non ce l’ha fatta Gianlorenzo Manchisi, il bimbo di due anni e mezzo caduto dal carro di Carnevale martedì pomeriggio durante una sfilata in centro a Bologna. Il piccolo è morto all’ospedale Maggiore del capoluogo emiliano-romagnolo dove era ricoverato in gravissime condizioni. Ne dà conferma l’Ausl. Per tutto il giorno genitori e familiari sono rimasti in ospedale. L’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Maria Zuppi, ha rivolto una preghiera al piccolo Gianlorenzo durante l’omelia alla messa del Mercoledì delle Ceneri. Le condizioni del bambino erano però apparse da subito disperate.
Il bimbo, che con il suo costume da Power Ranger stava ballando con la mamma sul carro allegorico a tema “Masterchef”, probabilmente nel tentativo di sedersi è caduto all’indietro, tra le sbarre laterali. Nell’impatto è scivolato sotto al carro, che lo ha travolto con le ruote posteriori, colpendolo proprio all’addome. Accanto, camminava anche il papà che ha assistito alla scena come tante altre persone, radunatesi per festeggiare il Carnevale dei bambini, organizzato ogni anno dalla Curia cittadina.
Ora a far luce sulla tragedia sarà la Procura, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per lesioni colpose. Dopo aver ricevuto la prima informativa dai carabinieri, ha detto il procuratore Giuseppe Amato, “abbiamo sequestrato il carro per verificare le modalità di costruzione ed eventuali insidie o pericolosità. Abbiamo dato indicazioni ai carabinieri dal momento che mi sembra vi sia una reiterazione della manifestazione la prossima settimana, di attivarsi e fare sì che i carri utilizzati in quell’occasione non abbiano a presentare situazioni di insidiosità come il carro in questione, con una possibilità di uscita laterale per il bambino”. Sui soccorsi, il procuratore ha detto che sono stati “assolutamente coerenti con le circostanze spazio-temporali dell’accaduto”.
Secondo quanto ricostruito dall’Ausl di bologna, sono trascorsi “sette minuti dalla chiamata di soccorso all’arrivo dell’ambulanza del 118, con personale formato per la rianimazione cardio-polmonare. Un intervento durato “complessivamente 52 minuti dalla chiamata alla centrale operativa all’arrivo all’Ospedale Maggiore, 30 dei quali dedicati dall’equipe con medico alle complesse manovre di rianimazione, trattamento e stabilizzazione del bimbo”.
“E’ stato collaudato a livello statico da un ingegnere soltanto nel gennaio scorso. Il carro di carnevale a tema ‘Masterchef’ ha tutte le certificazioni previste, che sono state sottoposte al vaglio di Prefettura ed enti preposti. Non solo, è assicurato e come tutti i nostri carri ha un volontario che ne è responsabile”. Così dichiarano a “Il Resto del Carlino” il presidente della Pro Loco di Granarolo, Marco Gasparri, e il volontario Angelo Biondi, sottolineando che sono 41 anni che la Pro Loco di Granarolo organizza il carnevale e non si è mai verificato un incidente. “Non ero presente alla manifestazione di martedì grasso in città. – spiega Gasparri – Ma posso dire che tutti i nostri carri hanno un responsabile che ne è proprietario e, quindi, ne cura ogni aspetto. Prima di sfilare deve esserci tutta la documentazione in regola”. E poi conferma le indagini in corso sul tragico episodio: “Il carro è stato sequestrato, perché immagino che in questi casi si dovrà seguire un iter ben preciso per individuare le responsabilità. – sottolinea Gasparri – Noi comunque non eravamo gli organizzatori della manifestazione. Il carro sequestrato non sfila soltanto a Granarolo, ma anche a Lovoleto, Castenaso e San Lazzaro”.
Anche il sindaco di Granarolo, Daniela Lo Conte, è dalla parte dei volontari: “Sono 41 anni che preparano i carri per i bambini e non si è mai verificato un incidente. Parliamo di volontari che sacrificano il loro tempo libero per organizzare feste e manifestazioni. Il carro sequestrato come tutti gli altri è stato collaudato da un ingegnere. Dal punto di vista della sicurezza è stata rispettata la procedura corretta. Come sindaco di Granarolo difendo i miei volontari, che da sempre svolgono un ottimo lavoro con grande correttezza al servizio della nostra comunità e, come è avvenuto a Bologna, anche in altri territori”.