Sant’Arpino – Cancellato il nome dell’ex sindaco Eugenio Di Santo dalle targhe di alcuni monumenti collocati su diversi punti del territorio cittadino durante la sua amministrazione. Non si tratta di un atto vandalico, come molti potrebbero supporre a primo impatto, ma di un’opera eseguita da due operai incaricati dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Dell’Aversana.
Una vicenda, che sembra rievocare gli abbattimenti di statue dopo la caduta di regimi totalitari, sulla quale l’ex primo cittadino, trattato come una sorta di “Saddam Hussein” di turno, non lesina dure critiche al suo successore: “Vergognoso. Davvero al peggio non c’è mai fine. Dell’Aversana e la sua maggioranza, anziché preoccuparsi di risolvere i numerosi problemi di un paese, ormai in condizioni disastrose solo per colpa loro, cosa hanno fatto? Hanno ‘ordinato’ a due operai di una ditta di cancellare il mio nome dalle statue e dalle targhe realizzate quando ero sindaco. Ho pensato che solo chi è accecato dalla cattiveria e dall’invidia può illudersi che basti rimuovere un nome per cancellare tutto ciò che è stato fatto, tutti gli obiettivi raggiunti e, soprattutto, l’affetto e la stima che ogni giorno i santarpinesi manifestano nei miei confronti”.
“Come in una spedizione punitiva – continua Di Santo – Dell’Aversana e company hanno ordinato a quegli operai un atto vandalico a tutti gli effetti, del quale mi riservo di verificare le conseguenze penali. Intanto, la realtà è che sindaco e company non hanno fatto altro che punire e condannare loro stessi e rivelarsi ancora una volta in tutta la loro incapacità e malignità. E’ chiaro che Dell’Aversana e company pensano di governare a vita e hanno dimenticato che invece a breve ci saranno le elezioni e parecchi di loro torneranno a casa e quelle scritte torneranno al loro posto. Nel frattempo, la domanda è: con quale delibera o determina e con quali motivazioni è stato ordinato questo inqualificabile atto vandalico? E se mai ci fossero motivazioni valide, perché all’ingresso del cimitero c’è ancora la lapide con il nome del sindaco Legnante? Forse dall’alto del loro delirio di onnipotenza pensano di intimorire qualcuno? Ma nessuno può intimorire chi dice solo la verità”.
IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA