Oltre un migliaio i fedeli che anno accompagnato la processione della Madonna Addolorata per le strade di Aversa. Un corteo con la Vergine e Cristo Morto con la musica struggente e le parole altrettanto struggenti della composizione ad opera di Domenico Parmeggiano, maestro aversano, nell’Ottocento. Partenza dalla chiesa di San Rocco, una delle più piccole della città, dove la statua dell’Addolorata è custodita. Prima tappa all’ex ospedale psichiatrico giudiziario ‘Filippo Saporito’, oggi casa di reclusione, dove un detenuto ed un rappresentante della Polizia penitenziaria hanno rivolto una preghiera alla Madonna.
A trasportare la statua le appartenenti all’associazione dedicata all’Addolorata, che indossano una fascia con la scritta «Non v’è dolore uguale al mio». La devozione per l’Addolorata ha radici antiche tanto che ben due sono i cortei, uno per l’Addolorata di San Rocco e un secondo, la settimana successiva, per quella ospitata nella chiesa di San Giovanni a Savignano. Le origini del culto, tenuto vivo dalla Congrega di San Rocco, risalgono al 1641, mentre la statua che è stata portata in processione è stata donata, nel 1850, da un benefattore rimasto anonimo. Alla processione si è giunti attraverso sette tappe di preparazione, i cosiddetti «sette venerdì dell’Addolorata».
Nella settimana precedente e sino a Pasqua sulle tavole degli aversani non manca il tarallo dell’Addolorata, un dolce tradizionale, conosciuti ad Aversa e nei comuni limitrofi, realizzato non solo nelle pasticcerie, ma anche nelle case degli aversani. Una tradizione che si perde negli anni, seguita tanto e più della partecipazione alla processione che, negli anni scorsi aveva inizio di mattina con ragazzini che portavano con loro gli strumenti della Passione (scala, croce, martello, tenaglie in legno) mentre il coro spandeva nelle strade aversane le struggenti parole di «a questo fiero tronco».
IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA