Aversa – Automobili in seconda fila ovunque; parcheggiatori abusivi a farla da padroni alla luce del sole; strisce blu praticamente inesistenti, anche se tracciate sull’asfalto; traffico in tilt ad ogni ora del giorno. Tutto questo è Aversa. Benvenuti nell’inferno di Aversa. La città normanna elevata a simbolo di terrore degli automobilisti. Insomma, benvenuti nel “far west” aversano, dove in molti credono ancora di essere in sella ad un cavallo con il quale si può andare dove meglio si crede e si può lasciare legato dove capita.
È la mobilità il problema principe di Aversa. Sono le auto. Una città di 8,73 chilometri quadrati con una popolazione di poco inferiore ai 54mila abitanti già solo con questi ultimi è invivibile. Non a caso possiamo “vantare” una densità di 6.075,6 abitanti per chilometro quadrato che ci pone al ventesimo posto in Italia a fronte di ottomila comuni. Già da soli con le nostre auto ingolferemmo le strade cittadine. Agli aversani in alcune ore del giorno si devono aggiungere le migliaia di pendolari (studenti e lavoratori) che vengono quotidianamente ad Aversa per frequentare la scuola, sbrigare pratiche, andare in ufficio o semplicemente a fare compere.
Purtroppo (e meno male) ad Aversa abbiamo un tribunale tra i più grandi del Paese, una quindicina di istituti superiori, due dipartimenti universitari, la sede zonale dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate, lo sportello di Agenzia delle Entrate Riscossione, l’ufficio di collocamento, decine di banche, il mercato ortofrutticolo, scuole materne, elementari e medie dove sono presenti anche molti residenti fittizi. Insomma, Aversa scoppia, non può continuare a sostenere il traffico attuale. Già tre anni fa lo aveva gridato nell’indifferenza generale Armando Cartenì, docente di Pianificazione dei Trasporti presso il dipartimento di ingegneria dell’Università Vanvitelli.
In questa situazione assurda, dove tutte le amministrazioni degli ultimi quindici, venti anni non hanno fatto assolutamente nulla per la mobilità, limitandosi ad adottare vecchie isole pedonali che hanno aggravato i problemi piuttosto che risolverli, gli automobilisti aversani e non, una volta nelle strade cittadine, si comportano come selvaggi cow-boy lasciando le proprie auto ovunque, finendo sotto le forche caudine di un esercito di violenti parcheggiatori abusivi, mettendosi per ore in macchina per fare poche centinaia di metri piuttosto che parcheggiare in periferia e camminare a piedi. Il tutto sotto gli occhi di uno sparutissimo gruppo di agenti della polizia municipale, assolutamente insufficienti per quelli che sono i bisogni reali di una realtà complessa e variegata qual è quella aversana. Aversa affonda, Aversa è già affondata. La politica ha fallito, gli Aversani hanno fallito. Ma siamo ancora in tempo. Speriamolo, non tanto per noi quanto per i nostri figli o nipoti.