Aversa, bike sharing: distrutta stazione in piazza Cirillo

di Livia Fattore

Aversa – Stazionamento del servizio di bike sharing di piazza Domenico Cirillo distrutto, con colonnine divelte. Situazione migliore, ma non dissimile, negli altri quattro punti di stazionamento di via Giolitti, in piazza Mazzini, piazza Della Pace, piazza Crispi, Porta Napoli. Una situazione desolante, un simbolo di inciviltà che non fa onore alla prima contea normanna in Italia Meridionale.

Il progetto, ufficialmente, denominato «Ampliamento della Zona a Traffico Limitato (Ztl) e Punti di Snodo del Bike Sharing» rappresenta, di fatto, uno dei più grossi sprechi di danaro pubblico avvenuto ad Aversa. Una frase altisonante per indicare il progetto, rientrante nei Programmi Integrati Urbani Piu Europa Città Medie, per il restyling di via Roma con la nuova maxi Ztl (partita tra ritardi e polemiche mai sopite) e i tre punti di Bike Sharing, dopo quattro anni esatti dall’ultimazione dei lavori, desolatamente distrutti e vuoti delle ben 35 biciclette, depositate dapprima in un angolo nascosto del palazzetto dello sport e, dopo un breve utilizzo, in chissà quale deposito comunale, con il rischio che perdano la propria funzionalità.

Il servizio ha funzionato intorno alla primavera del 2018, per poi fermarsi definitivamente dopo che furono rubate tre biciclette di cui una recuperata. L’allora amministrazione comunale, dopo averne decantato le lodi e diffuso le foto per annunziare l’avvio, alle prime difficoltà, piuttosto che cercare di risolverle, magari con l’installazione di meccanismi gps di geolocalizzazione, sospese in sordina il servizio senza che se ne sapesse più nulla. «Perché – si chiede Francesca, studentessa – il gesto di un paio di incivili si è trasformato in immediata perdita collettiva per gli aversani. Chi di dovere doveva ipotizzare a monte l’azione di qualche vandalo.

«L’amministrazione comunale – raccontava all’epoca un giovane universitario – inaugurò una bellissima iniziativa e mi dispiace che si sia dovuta stoppare così presto. Usavo il servizio di Bike Sharing quasi ogni giorno per andare all’università e, in generale, per andare in giro. Mi era comodo perché non avevo il pensiero di portarmi dietro la bicicletta, potevo andare in bici alla stazione e lasciarla nella postazione vicina, potevo andare all’università in bici se stavo facendo tardi e se volevo tornare a piedi al ritorno». «C’era, ovviamente, – ha continuato il giovane –  qualcosa da migliorare. Bisognava installare più postazioni in giro, anche più piccole (quelle standard erano di 8, mentre bastavano quelle da 2-4 bici) e magari un’applicazione per sapere dove si trovassero le varie biciclette. Invece, alle prime difficoltà si è preferito sospendere il servizio e buttare al vento decine di migliaia di euro».

A dispetto delle informazioni sulla scarsa diffusione del servizio, c’era da registrare un discreto, anche se non eccessivo, utilizzo delle biciclette che, di fatto, non hanno funzionato se non per un mese. E’ molto probabile, anzi certo, che se il servizio fosse andato avanti, molte persone si sarebbero aggiunte. Del resto, era abbastanza macchinoso anche l’utilizzo che poteva essere migliorato. Nel dibattito elettorale in corso, un fugace passaggio nei programmi dei cinque candidati, ma nessuna dichiarazione in proposito.

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