Poco più di due milioni e mezzo di euro. Questo il presunto danno che, secondo la procura regionale della Corte dei Conti ha contestato a sindaci, assessori e dirigenti del comune di Aversa degli ultimi anni con invito a dedurre entro 45 giorni dalla notifica degli atti avvenuta attraverso la guardia di finanza. Una notizia che, in verità era già nell’aria, dopo che dal 2017 le fiamme gialle del locale gruppo stavano indagando sulla vicenda proprio su delega della magistratura contabile campana.
Sotto la lente dei finanzieri erano, infatti, finiti i 136 appartamenti di proprietà comunale di via San Lorenzo i cui canoni non sono stati, mai, praticamente mai riscossi a partire dagli anni novanta. L’inchiesta è condotta dal viceprocuratore generale Ferruccio Capalbo, sotto il coordinamento del Procuratore regionale Michele Oricchio. Nello specifico gli inviti a dedurre vedono quali destinatari: gli ex sindaci Domenico Ciaramella (2002-2012) per 501.142 euro e Domenico De Cristofaro (2016-2019) per 301.142 euro; gli ex assessori al Patrimonio Romilda Balivo (2010-2012) per 301.142 euro e Nicolina Virgilio (2012-2014) per 301.142 euro; i dirigenti dell’Ufficio Patrimonio Elio Florio (2008-2011) per 451.142 euro e Alessandro Diana (2012-2015) per 591.142 euro e Stefano Guarino, dirigente ad interim del Patrimonio (2015-2017 e dal 2017 a oggi) per 251.142 euro.
A fronte della contestazione del presunto danno di circa 2,7 milioni di euro, il danno complessivo ammonterebbe ad oltre 16 milioni euro. Buona parte del credito, infatti, si sarebbe prescritta considerato che i primi anni si sono prescritti ed oggi si indaga per il periodo 2009-2013 per «la cattiva gestione di 136 alloggi comunali popolari in via San Lorenzo, quasi tutti occupati abusivamente e per i quali non sono mai stati riscossi i relativi canoni di locazione». «Dagli accertamenti effettuati – si legge negli atti notificati – è emerso comprovato che per un lunghissimo arco temporale non sono stati riscossi i canoni dovuti per numerosi cespiti di proprietà del Comune» che, tra l’altro, andavano qualificati come normali alloggi e non come edilizia popolare ai fini della quantificazione dei fitti.
«Nonostante i chiari indirizzi forniti dal consiglio comunale – si legge ancora negli atti – i 136 alloggi in esame risultano tutti occupati senza alcun titolo da parte di soggetti peraltro sistematicamente morosi. Nonostante fosse stata approvata la graduatoria degli assegnatari, sono stati stipulati solo 96 contratti dei quali 94 tra il 1989 e il 1990 per la durata di un solo anno, 2 tra il 1995 e il 1997 per la durata di 4 anni». Contratti che, non essendo mai stati rinnovati e prevedendo una clausola risolutiva espressa in caso di morosità dell’assegnatario, hanno reso, giuridicamente, tutti, assegnatari legittimi compresi, occupanti abusivi degli alloggi in questione.
Per la verità, a partire dal 2017, l’amministrazione guidata dall’allora sindaco Enrico De Cristofaro, grazie all’iniziativa del dirigente del settore Patrimonio Stefano Guarino e del vice sindaco con delega al settore specifico Michele Ronza, si era attivata notificando diffide e ordinanze di sgombero, oltre a portare il problema sul tavolo della Prefettura dove si discuteva delle occupazioni abusive in provincia di Caserta. Tutte azioni che avevano smosso le acque ed impaurito gli occupanti che avevano iniziato anche a pagare giungendo a circo centomila euro.