I carabinieri della compagnia di Termoli hanno eseguito, fra la città molisana e quelle foggiane di Lucera e San Giovanni Rotondo, delle ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Larino, su richiesta del sostituto procuratore Ilaria Toncini, nei confronti di sei indagati accusati di usura ed estorsione. Una rete imponente che, con il coinvolgimento di numerosi soggetti, ha costretto un imprenditore, con minacce reiterate nel tempo, a pagare denaro con interessi crescenti fino a raddoppiare gli importi compromettendo l’attività economica dello stesso. Sequestrati 28 proiettili camiciati e 58 cartucce da caccia; una pistola artigianalmente alterata e relativo silenziatore; effetti bancari per circa 30mila euro, diverse sim card, agende e appunti vari utili ai fini investigativi.
L’attività d’indagine trae origine dalla denuncia sporta lo scorso ottobre da un imprenditore termolese, il quale, non riuscendo più a far fronte alle minacce ricevute e temendo per l’incolumità personale propria e dei propri congiunti coinvolti dagli atti minatori, si rivolgeva ai carabinieri di Termoli per chiedere aiuto, denunciando i fatti. In particolare, nel 2016 l’imprenditore attraversa un periodo di difficoltà economica scaturente derivante dalla sua attività imprenditoriale e per far fronte ad impegni economici chiede un prestito ad un conoscente, originario della provincia di Foggia. Questi elargisce il prestito e lo chiede in restituzione con l’aggiunta di interessi, che la vittima verserà mensilmente fino all’anno 2018, senza mai riuscire ad onorare il debito, motivo per il quale, nel tentativo di onorare il debito crescente e nella speranza di poter recuperare con la sua attività, si rivolge ad altri creditori ottenendo lo stesso trattamento.
Sempre nell’anno 2018 iniziano le prime minacce indirizzate alla sua persona ed ai suoi familiari e il debito “raddoppia”, cosicché l’imprenditore provato e in forte crisi economica, si rivolge ad altri individui del luogo, nel vano tentativo di fare fronte alle richieste di denaro sperando – invano – di riuscire ad uscire dalla spirale vorticosa dove si era inserito. L’attività investigativa, iniziata immediatamente dopo aver raccolto la denuncia, ha permesso di riscontrare le dichiarazioni della vittima e con l’ausilio di attività tecniche, osservazioni e pedinamenti di documentare le minacce proferite all’indirizzo dell’imprenditore.
L’indagine, denominata “Raddoppio”, ha consentito così di individuare a carico dei 6 destinatari delle misure cautelari e di un’altra persona per la quale si procede in stato di libertà (complessivamente 7) gravi indizi di colpevolezza in ordine alle attività usuraie (dalle quali traggono verosimilmente fonte di sostentamento), alle modalità di concessione dei prestiti, alla dimestichezza del calcolo dei tassi usurari nonché all’aggressività ostentata nella fase estorsiva connessa al recupero dei crediti usurai. Durante le perquisizioni è stato tratto in arresto, in flagranza di reato, per detenzione abusiva di armi e munizioni uno dei soggetti già destinatario delle misure cautelari, con il contestuale sequestro della pistola e delle munizioni.
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