Blitz anticamorra compiuto all’alba di giovedì 20 giugno dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta fra i territori di Lusciano e San Marcellino che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, nei confronti di tre indagati accusati di associazione di stampo mafioso ed estorsione.
Si tratta di Claudio Virgilio, 42 anni, già detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, ritenuto elemento di spicco della fazione Iovine del clan dei casalesi, e di due componenti del suo nucleo familiare: la moglie, Angela Gargiulo, 31enne di Lusciano – figlia di Luciano Gargiulo, detto “Calimero”, un tempo referente di zona per il clan Bidognetti, deceduto in carcere in regime di 41 bis – e il fratello, Nicola Virgilio, 44enne di San Marcellino, incensurato, imbianchino.
Il provvedimento restrittivo costituisce il risultato di un’attività investigativa iniziata nel 2017 e terminata nel luglio 2018 che ha consentito di ritenere che Claudio Virgilio, dal 2008, in nome e per conto del capoclan Antonio Iovine, alias “’O Ninno”, attualmente collaboratore di giustizia, abbia estorto denaro da una ditta operante nella distribuzione e commercializzazione del caffè, con sede a San Marcellino, per un importo complessivo di circa 150mila euro. A Claudio Virgilio è, inoltre, contestato che, anche dopo la sua cattura da latitante, avvenuta nell’aprile del 2017 (poiché ritenuto responsabile degli omicidi di Antonio Bamundo, Gennaro Di Chiara e Nicola Villano), sebbene ristretto in carcere, abbia continuato, per il tramite della moglie e del fratello a riscuotere ratei estorsivi da alcuni imprenditori edili di Aversa.
“Le indagini – sostengono gli investigatori – appaiono confermare il rischio della soggezione degli imprenditori dell’area di Aversa alla criminalità mafiosa e l’ancora piena attività del clan dei casalesi”. Alla luce delle indagini e delle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, a Virgilio è contestato di essere divenuto “uno dei soggetti di riferimento del clan dei casalesi nei territori di San Marcellino, Frignano e Villa di Briano, con il potere di allargarsi anche a gestire estorsioni in territori limitrofi e non direttamente rientranti nella sua zona di influenza”.