Ho sentito il dovere di far sentire la mia voce in questo particolare momento della vita politica ed amministrativa della nostra città. Innanzitutto questo lo richiede la mia onestà intellettiva, ma anche il mio impegno politico, profuso per circa un trentennio, al servizio della comunità cittadina. Quello a cui oggi assistiamo ha veramente dell’inverosimile! Dopo le ultime vicende accadute nell’ambito dell’amministrazione comunale è obbligatorio interrogarsi sul ruolo che la politica deve avere nell’ambito di una comunità civile.
Pare di assistere ad uno scenario in cui le forze politiche non si riconoscono e dove gli uomini dell’ancien regime stanno organizzando le “terze file” per poter riproporre vecchi personaggi e vecchie nomenclature che hanno caratterizzato in senso negativo il recente passato amministrativo. Oramai gli armadi sono aperti e gli scheletri sono usciti fuori. Ma essendo scheletri saranno più facilmente travolti per poter poi sprofondare definitivamente nella polvere. E’ arrivato il momento per mettere in atto, in maniera compiuta, a prescindere dai numeri, un vero e proprio “disinquinamento politico e sociale della città”. Ma il risanamento che auspico da solo non basta!
Sono certo che sia necessario uno sforzo corale e costante di tutta la parte sana della città per il recupero e la costruzione di una nuova mentalità, ma soprattutto la valorizzazione di un sistema di valori forti, quali la solidarietà, la netta definizione dei diritti e dei doveri di tutti i cittadini, nel rispetto della tutela del territorio, della politica intesa come umile e qualificato servizio da rendere alla comunità locale, alla diffusione reale delle informazioni, dell’efficienza e della trasparenza amministrativa a cui ancorare la gestione del Paese. Il mio non è solo un grido di allarme, ma è anche la risposta concreta ai segnali di una città lacerata e soprattutto degradata.
Tra i tanti appunti da fare a questa amministrazione, è che già durante tutta la campagna elettorale, attraverso una operazione di “chirurga estetica”, hanno fatto passare nell’immaginario collettivo l’idea di “un nuovo che di fatto non è”! Effetti, questi, che si sono protratti anche in questo primo anno di amministrazione, dove l’inefficienza, l’incapacità, la superficialità, l’arroganza, accompagnata da una rilevante incompetenza hanno solamente prodotto confusione e mancate risposte ai bisogni minimi della città. Questa amministrazione non ha mai avuto il coraggio di parlare chiaro facendo solo proclami e non mantenendo nessun impegno assunto.
Ora le regole si sono letteralmente perdute! La realtà viene stravolta: passano per persone capaci e competenti i mestieranti della politica. Questo non è possibile consentirlo. L’intera comunità cittadina deve cogliere in pienezza questa esigenza. Non è possibile affidare ai “signorotti di turno” il compito di amministrare o essere dietro le quinte e determinare scelte scellerate a danno di una intera comunità cittadina. Bisogna liberare la città da questa cupola politica, da chi direttamente o indirettamente trae solo benefici personali gestendo la cosa pubblica come se fosse un investimento da realizzare. La stessa amministrazione non è esente da responsabilità in quanto incorpora volontariamente tale sistema. E’ arrivato il momento di coinvolgere tutte le energie per far fronte a situazioni inquietanti come queste.
Il vero rinnovamento della politica sarà possibile nella misura in cui il nuovo sconfiggerà definitivamente i vecchi apparati, sapendo che questo cammino non sarà né facile né semplice ma si augura di convogliare le tante forze sane presenti sul territorio per poter costruire finalmente una città libera da qualsiasi condizionamento. E giusto che la verità dei fatti venga definitivamente fuori. Non ho alcun timore di confrontarmi con chi può affermare cose diverse. La verità non va mai tradita. Ed io dico basta a questo gioco perverso che oramai da anni condiziona qualsiasi attività sul nostro territorio. Ognuno abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. “Chi ha orecchie da intendere, intenda”.
Giuseppe Apicella