“Su di me c’è lo stereotipo dell’abusologo, quello che vede abusi dappertutto”. Psicoterapeuta, fondatore del centro studi “Hansel e Gretel” di Moncalieri, alle porte di Torino, Claudio Foti per tre settimane è stato agli arresti domiciliari, indagato nell’inchiesta “Angeli e Demoni” della procura di Reggio Emilia su un presunto giro di abusi e di affidi familiari a Bibbiano, in Val d’Enza.
Dopo la sua liberazione, in un’intervista a Repubblica, ora sostiene che sulla “è stata gettata un’ondata di fango e di fake news”. E ritiene che “la semplificazione che è stata fatta” è “una distorsione grave di un lavoro lungo trent’anni rigorosamente a favore dei bambini e delle donne vittime di violenza: non tutti gli abusi sono inventati”.
Foti era accusato di aver condotto una psicoterapia “suggestiva e brutale” su una ragazza, di averla usata “come cavia”, quando invece era stato firmato un consenso informato. Il suo avvocato Girolamo Coffari ha prodotto al Tribunale del Riesame 20 ore di sedute videoregistrate. Il giudice, quindi, ha deciso di rimetterlo in libertà perché, sostiene Foti, “era tutto nelle immagini, nessuna persona onesta avrebbe potuto dire che ho manipolato il ricordo di quella ragazza. Il mio metodo è basato sull’ascolto empatico dei sentimenti dei pazienti, che mi portano le loro sofferenze”.
E, parlando del cosiddetto “metodo Foti”, lo psicoterapeuta ribatte: “Non esiste un metodo Foti. C’è una vasta area della psicoterapia che ha questo approccio. Naturalmente nella comunità scientifica c’è conflitto e sono stato accusato, soprattutto dagli psicologi forensi, di costruire falsi ricordi di abusi in modo aprioristico”. “Invece – sottolinea Foti – il mio lavoro è solo finalizzato alla guarigione dei pazienti. Con una premessa, però. Le statistiche dicono che una bambina su cinque è abusata sessualmente prima dei 18 anni”.