La Direzione investigativa antimafia di Napoli ha notificato un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia – il cui impianto è stato totalmente accolto dal giudice – che ha coordinato l’intera attività investigativa, nei confronti di undici persone ritenute gravemente indiziate, a vario titolo ed in concorso tra loro, di concorrenza illecita, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento personale, fatti aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso e per aver favorito il clan dei casalesi, fazione Russo-Schiavone.
Mario Iavarazzo, 44 anni, di Villa Literno, è finito in carcere. Ai domiciliari Armando Aprile, 50 anni, di San Marcellino; e Michele Iavarazzo, 37, di Sant’Arpino. Obbligo di dimora per: Gennaro Esposito, 31 anni, di Napoli), Francesco Iavarazzo, 40, di Villa Literno; Luigi Drappello, 46, di Villa Literno; Domenico Ferraro, 41, di Villa Literno. Obbligo di presentazione: Giuseppe Franco, 32, di Napoli; Nicola Sabatino, 27, di San Marcellino, entrambi con divieto di esercitare attività imprenditoriale; Lucia Grassia, 55, di Trentola Ducenta; Giuseppe Lista, 44, di Casapulla.
Si è intervenuti su un’importante articolazione imprenditoriale, strutturalmente legata al gruppo Russo-Schiavone, fazione del clan dei casalesi e facente capo ad una storica figura apicale, Mario Iavarazzo. Quest’ultimo, condannato in via definitiva per il delitto di associazione di tipo mafioso, è stato, fino al 2010, il detentore della cassa del clan dei casalesi, con compiti di distribuzione degli stipendi agli associati e di controllo delle estorsioni e delle attività economiche svolte dal sodalizio. Le indagini hanno ricostruito che Iavarazzo, dopo la sua scarcerazione nel maggio 2015, aveva ripreso ad operare nel settore pubblicitario, facendo ricorso anche alla forza di intimidazione del clan nei confronti dei concorrenti. Si contesta inoltre che, al fine di eludere le investigazioni delle autorità, Iavarazzo provvedeva ad intestare fittiziamente al fratello Francesco ed alla moglie di costui, le quote societarie della Publione srl, società nata dalle ceneri della Pubblione di Lucia Solipago (quest’ultima dipendente di Mario Iavarazzo e già condannata in altro procedimento) e che il medesimo indagato provvedeva, altresì, ad intestare fittiziamente al prestanome Nicola Sabatino le quote societarie della Adv Comunication srl (entrambe le società citate hanno sede a Casal di Principe, in corso Umberto I).
Iavarazzo, nelle quotidiane attività d’impresa, si avvaleva, oltre che del fratello Francesco, anche di un secondo fratello, Michele, e di un suo fidato collaboratore, Gennaro Esposito. Le indagini, inoltre, facevano emergere il ruolo dell’imprenditore Armando Aprile, attivo nel medesimo settore della cartellonistica pubblicitaria, il quale intratteneva con gli Iavarazzo un rapporto societario di fatto, mettendo a disposizione una delle sue società, la Spm srl con sede nella zona Asi di Carinaro, formalmente intestata all’altro prestanome Giuseppe Franco. La compagine sociale, il cui valore è stimabile in circa due milioni di euro, nella circostanza è stata sottoposta a sequestro preventivo in esecuzione di un decreto d’urgenza emesso dalla Dda al fine di impedire l’aggravamento delle conseguenze dei reati contestati dal gip. Il supporto logistico alle attività illecite di Iavarazzo era, invece, garantito dalla Ital Stampa (con sede a Villa Literno), tipografia solo formalmente intestata a Luigi Drappello, ma di proprietà del suocero di quest’ultimo, Domenico Ferraro, il quale metteva a disposizione degli indagati un ufficio ubicato all’interno della tipografia ed i beni strumentali ad essa riferibili.
Tra i principali clienti delle imprese facenti riferimento a Mario Iavarazzo, emergeva la Cis Meridionale srl (società titolare del noto centro commerciale Jambo di Trentola Ducenta), sottoposta ad amministrazione giudiziaria per pregresse attività investigative svolte dalla Dda di Napoli nei confronti del clan Zagaria, dalla quale Iavarazzo otteneva la proroga dei contratti pubblicitari precedentemente stipulati dalla già menzionata Publione srl, facendoli fraudolentemente intestare alla Adv Comunication srl, con la consapevole complicità di due dipendenti della Cis Meridionale, Giuseppe Lista e Lucia Grassia, anch’essi sottoposti a misure cautelari non custodiali dal gip.
Cis Meridionale: “Forniture già interrotte con Publione e dipendenti già licenziati” – Intanto, l’amministrazione giudiziaria della Cis Meridionale (società che controlla il centro Jambo e sottoposta a sequestro finalizzato alla confisca dopo l’operazione anticamorra eseguita a Trentola Ducenta il 10 dicembre 2015), attraverso il proprio amministratore unico, Salvatore Scarpa, in riferimento all’inchiesta che ha coinvolto le società Publione srl e Adv Comunication srl, precisa che: “La società Cis Meridionale non ha mai intrattenuto alcun rapporto commerciale con la società Adv Comunication srl. Per quanto concerne la società Publione srl, con la stessa la Cis interrompeva ogni rapporto di fornitura fin dal 31 dicembre 2015, ovvero dopo poche settimane dall’insediamento dell’amministrazione giudiziaria. Inoltre, questa amministrazione giudiziaria, in ottemperanza al provvedimento autorizzatorio emesso dal gip per le gravi condotte riscontrate, provvedeva già un anno fa a risolvere il rapporto di lavoro dei dipendenti Lista e Grassia, pure coinvolti dalla odierna misura cautelare”. “Si precisa, infine, – conclude la nota – che per la selezione delle imprese fornitrici vengono sempre attivate da questa amministrazione giudiziaria le dovute verifiche di legge, con conseguente diritto all’immediata risoluzione ove tali requisiti venissero a mancare nel corso del rapporto. Il tutto in piena conformità ed adesione con le disposizioni del Testo unico antimafia, che guida e governa ogni singolo atto di questa amministrazione giudiziaria”.
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