I boss palermitani erano in affari con quelli statunitensi e l’alleanza tra le storiche famiglie Gambino e Inzerillo permetteva loro di dettare legge nei rispettivi territori. La polizia a Palermo e l’Fbi a New York hanno però dato vita all’operazione “New Connection” arrestando 19 persone tra presunti boss e gregari. Tra loro c’è anche il sindaco di Torretta, Salvatore Gambino, ritenuto dagli investigatori “a disposizione” del clan mafioso. L’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa.
I blitz ha impegnato più di 200 uomini della squadra mobile di Palermo, del servizio centrale operativo della polizia e del Federal bureau of investigation (Fbi). I provvedimenti restrittivi sono stati disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Gli indagati sono ritenuti esponenti e sodali del mandamento mafioso di Passo di Rigano e dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso. Nel corso dell´operazione è scattato il sequestro preventivo tra beni mobili, immobili e quote di società, riconducibili agli indagati, di un patrimonio di circa tre milioni di euro.
Dagli Stati Uniti erano tornati – espulsi come “indesiderabili” – Francesco e Tommaso Inzerillo, alias “u truttaturi” e “u muscuni”, il fratello e il cugino di “Totuccio”, il “re” del traffico internazionale di droga ucciso nel 1981 per volere di Totò Riina. I loro nomi erano già nell’ordinanza sentenza del processo Spatola firmata nel 1980 dall’allora giudice Giovanni Falcone appena arrivato dalla sezione Fallimentare. In quel processo Falcone diventò il nemico numero uno della mafia mettendo a punto il suo metodo: “Bisogna seguire i soldi”, ripeteva. E questa strada hanno seguito i sostituti procuratori Amelia Luise e Roberto Tartaglia (oggi consulente della commissione antimafia), che hanno avviato questa indagine, tre anni fa; le richieste di arresti (che hanno portato a un fermo per 15 persone e a un’ordinanza del gip per 4, fra cui il sindaco) hanno anche le firme dei pm Francesco Gualtieri e Giuseppe Antoci.
Oggi i cugini Inzerillo curavano l’aspetto finanziario della famiglia. Negli ultimi tempi, a Palermo, erano addirittura corteggiati da un fedelissimo di Riina come Settimo Mineo per fare parte della “nuova Cupola”. Ma restavano nell’ombra. Francesc, ad esempio, stava nel negozio di famiglia, la “Karton Plastik” di via Castellana, un ingrosso di prodotti per la casa. Nella ricostituita “commissione” provinciale c’era anche Giovanni Buscemi, tra gli arrestati durante la scorsa notte: condannato all’ergastolo negli anni Ottanta, nei mesi scorsi la pena gli era stata commutata in 25 anni ed era stato scarcerato.
“Le indagini – spiega la polizia – hanno registrato il forte legame instaurato tra cosa nostra palermitana e la criminalità organizzata statunitense, con particolare riferimento alla potente Gambino Crime Family di New York, nonché la forte capacità pervasiva, da parte della famiglia mafiosa di Passo di Rigano, sull’economia legale dell´omonimo quartiere, secondo una capillare divisione di ruoli e mansioni: dalla fornitura alimentare all´ingrosso alle classiche estorsioni, passando per la gestione dei giochi e delle scommesse on line. A Passo di Rigano avevano ricostituito la loro roccaforte criminale importanti esponenti della famiglia Inzerillo, una storica cellula mafiosa palermitana, decimata negli anni ’80 dalla seconda guerra di mafia. E’ risultato infatti che questi ‘scappati’, rientrati in Italia nei primi anni Duemila, avessero ricostituito le file della ‘famiglia’, anche grazie al ritrovato equilibrio con la fazione criminale avversa”.
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