Doppio blitz della polizia a Bologna e Torino contro la mafia nigeriana. 19 i fermati. Più di 300 agenti hanno eseguito i provvedimenti restrittivi, nei confronti di appartenenti al cult Maphite, ancoro poco conosciuto rispetto agli altri già emersi alle cronache ma non per questo meno pericoloso, diffuso e potente. Tra i destinatari non solo i semplici soldati ma anche chi ricopriva un ruolo di primissimo piano all’interno dell’organizzazione criminale; come chi gestiva nuove iniziazioni, chi gestiva la prostituzione, chi manteneva i rapporto di forza con le altre organizzazioni criminali e chi gestiva lo spaccio di droga nelle piazze cittadine.
Gli arresti già eseguiti sono 30, ma i provvedimenti restrittivi sono 40 (dieci le persone ricercate). Si tratta soltanto dei capi dell’organizzazione. Nel corso delle operazioni è stata sequestrata la cosiddetta ‘Bibbia verde’, un libro di circa 40 pagine scritto in lingua inglese in cui c’erano le istruzioni, il programma, i codici e le regole dato agli affiliati. È stata rintracciata in un plico inviato in aereo dalla Nigeria verso una città del Lazio. Il verde era il colore ufficiale di quella famiglia mafiosa: nelle riunioni gli affiliati infossavano baschi o foulard di quel colore.
I provvedimenti restrittivi, emessi dalle Procure di Bologna e Torino, hanno colpito appartenenti al clan Maphite. Tra i destinatari non solo i semplici ‘soldati’, ma anche coloro che ricoprivano un ruolo di primissimo piano all’interno dell’organizzazione criminale; coloro che decidevano le nuove iniziazioni, che gestivano la prostituzione, che mantenevano i rapporto di forza con le altre organizzazioni criminali, che gestivano lo spaccio di droga nelle piazze cittadine e in particolare in piazza Baldissera e via Cecchi. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto Anna Maria Loreto e dal suo sostituto Enrico Arnaldi di Balme.
“C’è una caratteristica comune in questi gruppi. – ha detto Paolo Borgna, procuratore vicario di Torino – Che nascono e si sviluppano dando protezione ai loro connazionali e sviluppando una sorta di giustizia parallela, spietata e criminale. È una caratteristica di tutte le mafie: si offre protezione, si chiede un compenso, si impone la protezione e infine si punisce chi non la accetta. Reprimere questi fenomeni in modo incisivo significa organizzare una giusta e doverosa repressione penale, esercitando scelte intelligenti di politica giudiziaria”. Si tratta “di un gruppo verticistico con regole ferree, riti di iniziazione violentissimi e violente punizioni a chi si ribella. Esisteva una cassa comune il cui finanziamento principale sono i versamenti dei neo-affiliati quando entrano”, ha detto Loreto. “A Torino l’associazione per delinquere di stampo mafioso è stata già riconosciuta per il sodalizio criminale nigeriano degli Eye”.
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