Contraffazione e ricettazione di oggetti preziosi riconducibili a diverse griffe europee e mondiali, quali Tiffany, Chantecler, Pandora, Damiani, Rolex, Crivelli, Le Bebé e Tiffany. Con quest’accusa è finito agli arresti domiciliari Gennaro Piscopo, 48enne di Napoli, nell’ambito di indagini compiute dalla polizia sul noto centro orafo casertano “II Tari” di Marcianise, dove è stato accertato che l’indagato aveva allestito un vero e proprio laboratorio dedito alla contraffazione, prendendo in locazione due “moduli” presenti all’interno della struttura.
L’indagine, diretta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e delegata alla Squadra mobile di Caserta, operante con il supporto della Divisione Polizia Amministrativa della Questura, ha avuto inizio nel 2017 con il sequestro di monili contraffatti e numerosissimi calchi e forme in gomma, utili alla riproduzione illecita di marchi riferiti a griffe di lusso all’interno di un modulo del Tari preso in locazione da Piscopo. L’attenzione degli inquirenti si concentrava anche su alcune gioiellerie, situate nella zona del napoletano, con cui l’uomo aveva stretti contatti di carattere commerciale e che verosimilmente si interessavano di vendere al pubblico i monili contraffatti. Si registravano anche diversi tentativi di inquinamento probatorio da parte dell’indagato che, con l’ausilio di gioiellieri e privati compiacenti, tentava di dimostrare la sua estraneità alla contraffazione, producendo agli inquirenti e al Tribunale del Riesame falsa documentazione attestante il suo ruolo di mero orafo addetto alla riparazione di gioielli.
L’attenta verifica dei gommini in sequestro consentiva di dimostrare con certezza che i monili in sequestro era sicuramente riconducibili all’attività delittuosa di Piscopo. Dopo una breve pausa, l’uomo aveva riorganizzato la sua attività, prendendo in locazione un nuovo modulo presso il Tari, dove attraverso macchinari specializzati e nuovi calchi-gommine, aveva dato vita ad una nuova centrale del falso. Avendo avuto contezza di ciò, la polizia procedeva ad un controllo di iniziativa e si rinveniva presso detto modulo altri oggetti contraffatti e ben 377 calchi-gommine, così dimostrandosi la reiterazione della condotta criminosa da parte del prevenuto. Attraverso l’ausilio di un tecnico specializzato, ausiliario della polizia giudiziaria, il quale provvedeva a realizzare oggetti in cera, utilizzando proprio i calchi sequestrati a Piscopo in occasione delle diverse perquisizioni, era ulteriormente dimostrata la dinamica criminale; la relazione del tecnico confermava, infatti, la presenza di numerosissimi calchi idonei a produrre gioielli del tutto simili a quelli di importanti griffe. In molti casi gli oggetti riprodotti presentavano anche la firma falsa della griffe (croce di Damiani o cuore di Tiffany).
Sulla base delle risultanze investigative, la Procura otteneva l’emissione di misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di Piscopom oltre al sequestro preventivo di tutti i macchinari in uso al predetto. Dal complesso materiale probatorio emergeva anche il comportamento colpevole dei responsabili della società proprietaria del modulo che nel dicembre del 2018, nonostante non fosse stato espresso il gradimento da parte del Consiglio di Amministrazione del Tari, locava comunque l’immobile a Piscopo, già destinatario di un pregresso sequestro di materiale contraffatto nello stesso centro orafo nel 2017, così di fatto consentendogli di proseguire la sua attività illecita. Su tale presupposto il giudice per le indagini preliminari emetteva decreto di sequestro anche del modulo situato all’interno del Tari finalizzato alla futura confisca.
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