Rapine tra Milano e Monza per pagarsi la droga: 7 arresti

di Redazione

Cinque rapine a farmacie e sale slot e settemila euro e mezzo di bottino rubato e subito usato per comprare cocaina. Sette rapinatori seriali, tutti pregiudicati, residenti tra il Milanese e Lodi, sono stati arrestati in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Monza al termine di un’indagine condotta dai carabinieri del comando di Desio, guidati dal maggiore Antonello Mansueto Cosentino. A incastrare la “batteria” di malviventi è stata un’impronta, lasciata per errore da uno dei rapinatori dopo un colpo, che ha permesso di risalire all’identità dell’uomo e a quella di tutti i suoi complici.

Già durante la prima delle rapine commesse dalla banda, il primo passo falso. Un errore “fatale” che ha permesso ai carabinieri, mentre la batteria continuava a pianificare colpi, alcuni destinati al fallimento, di smascherare piano piano tutti i membri del sodalizio criminale. Quando il 30 gennaio 2019 tre persone hanno assaltato la sala giochi “Slottery” sulla Monza Saronno, a Bovisio Masciago, qualcosa è andato storto. Dopo aver minacciato con un taglierino l’addetto e averlo costretto a nascondersi sotto un tavolo, uno dei rapinatori, C.F., 30 anni, residente a Lodi Vecchio, è inciampato in uno scalino, ha rotto un vetro e si è ferito a una mano. Con la mano insanguinata poi ha cercato un appiglio, appoggiandosi d’istinto al bancone e lasciando sul tavolo la sua personalissima “firma” su quel colpo. E’ stato proprio da quell’impronta, presente nella banca dati a disposizione delle forze di polizia, che gli investigatori sono partiti per identificare l’uomo e i suoi complici. Non una vera e propria banda ma piuttosto una “batteria”: sette persone che a turno, assoldate da due dei rapinatori, tra loro cugini, prendevano parte alle rapine.

Dopo il primo colpo di gennaio poi ne sono seguiti altri. Il 2 febbraio i malviventi hanno tentato una rapina alla sala slot di via I Maggio a Garbagnate Milanese fallita perchè l’addetto, accortosi di quanto stava accadendo, era riuscito a barricarsi nel gabbiotto. Lo stesso giorno allora sono passati a un altro obiettivo, la Sisal Match Point di via Milano a Baranzate, riuscendo a fuggire con un bottino di circa 5mila euro e strappando, con un taglierino, la giacca di un dipendente della sala per spaventarlo. A metà febbraio un altro colpo fallito, a Garbagnate Milanese e il 22 la rapina alla farmacia di via Washington a Milano, terminata con l’arresto di tre dei malviventi. Grazie all’intervento dei carabinieri è stato possibile bloccare la vettura usata per la fuga e incastrare anche il quarto uomo della “banda”, C.R., di Pieve Fissiraga, 35 anni.

Nonostante l’uomo non fosse materialmente presente durante le rapine, è risultato essere l’intestatario dell’Alfa 147 utilizzata dalla banda di cui, una volta nei guai, ha denunciato il furto, rendendosi così responsabile anche dell’accusa di simulazione di reato. Il filo conduttore dell’intera indagine, come spiegato dai militari, è proprio la cocaina. Droga consumata abitualmente dai malviventi che, proprio per pagarsi l’approvvigionamento della sostanza stupefacente, organizzavano i colpi. Il bottino, suddiviso tra i membri, veniva utilizzato per comprare dosi di polvere bianca. Nel corso dell’indagine sono state documentate anche diverse cessioni di droga per un totale di poco più di trecento euro ed è stato contestato anche un episodio di spaccio.

Dopo aver individuato il primo dei malviventi i militari dell’Arma brianzola, come in un puzzle, hanno assemblato tutte le tessere mancanti, dando un nome e un volto a tutti i membri della batteria grazie all’analisi del circuito relazionale del 31enne e l’ascolto delle telefonate tra i membri della banda durante le quali si accordavano sugli obiettivi da colpire e sulle modalità di intervento. “Cosa diciamo? Fermi tutti è una rapina?” o ancora “Boom, è una rapina”, consultazioni preliminari che, in contemporanea, erano ascoltate anche dai carabinieri che hanno così potuto capire come era strutturata la banda e come agiva, monitorandone ogni movimento.

La squadra d’azione era sempre composta da tre persone a volto coperto, camuffate con scaldacollo o sciarpe: due banditi armati di taglierino che entrava all’interno delle farmacie o delle slot tenendo la posta socchiusa, per poter fuggire via subito e un palo che aspettava fuori e ripartiva a tutta velocità a bordo dell’Alfa 147 con gli specchietti cromati. Tra i sette arrestati, tutti pregiudicati tra i 30 e i 46 anni, residenti a Bollate, Baranzate, Abbiategrasso, Sant’Angelo Lodigiano, Lodi Vecchio e Pieve Fissiraga, c’è anche un ristoratore e un pregiudicato sottoposto al regime di sorveglianza speciale. Un altro rapinatore invece stava scontando gli arresti domiciliari ad Abbiategrasso e, proprio durante le ore di permesso accordategli al mattino per uscire di casa, compiva le rapine.

Sei dei malviventi, tre dei quali già arrestati appunto lo scorso 22 febbraio, sono in carcere. Il proprietario dell’auto usata per le rapine è ai domiciliari. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite all’alba di lunedì. Quando i carabinieri hanno bussato alla porta di uno dei malviventi l’hanno trovata vuota. Ma è bastata qualche ora per rintracciarlo: aveva trascorso la prima, e per adesso l’ultima, notte nella sua nuova casa, un alloggio popolare che era stato appena assegnato alla sua compagna, in via Botticelli a Milano.

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