Lutto nel cinema e nella tv: addio a Ugo Gregoretti, ironico osservatore del costume italiano

di Redazione

E’ morto oggi, all’età di 88 anni, nella sua casa di Roma, Ugo Gregoretti, regista, attore, giornalista e drammaturgo italiano. Era nato il 28 settembre 1930 nella Capitale. Autore e regista di programmi e sceneggiati radiofonici e televisivi (da “Le tigri di Mompracem” a “Il conte di Montecristo”), esordisce come regista cinematografico con “I nuovi angeli” (1962), tratto dal libro di M. Guerrini “I ventenni non sono delinquenti”, opera ibrida fra documentario e finzione che, senza giudizi precostituiti e lasciando lo spettatore libero di trarre le sue conclusioni, narra di un viaggio alla scoperta della vita sociale, affettiva e lavorativa dei ventenni italiani.

Autore tv di “Controfagotto”, “Il Circolo Pickwick”, e “Romanzo popolare”, fu assunto alla Rai nel 1954 e iniziò con la realizzazione di inchieste tv originali e spregiudicate che gli procurarono molti problemi all’interno dell’azienda. Nel ’60 vinse, con un documentario sulla “Sicilia del Gattopardo”, il Prix Italia. Il successo ottenuto lo spinse ad occuparsi di cinema. Dopo una partecipazione non troppo brillante a “Le più belle truffe del mondo” (1963), nello stesso anno dirige “Omicron” (1963), storia di un alieno incarnatosi in un operaio che muore per essersi troppo umanizzato, e l’episodio “Il pollo ruspante”, incluso in “Ro.Go.Pa.G. – Laviamoci il cervello” (1963), film a episodi il cui filo conduttore è il saggio di W. Packard “I persuasori occulti”. Finzione e documentario si ritrovano anche in “Apollon”, una fabbrica occupata (1969), in cui gli operai interpretano sé stessi mentre funzionari del Pci e alcuni intellettuali sono chiamati a impersonare i quadri dirigenti.

Dal ’68 fino alla fine degli anni Settanta si dedicò al documentario politico. Nell’80 iniziò la carriera teatrale allestendo più di 50 spettacoli e dirigendo dal 1985 all’89 il teatro Stabile di Torino.Autobiografiche, amare, esibizioniste ma allo stesso tempo pudiche, divertenti e malinconiche sono, infine, le disavventure di un regista impegnato nell’allestimento della “Bohème” raccontate in “Maggio musicale” (1989). Dal 1980 al 1989 ha diretto la Rassegna Benevento Città-Spettacolo, e dal 1985 al 1989 il Teatro Stabile di Torino. Si è misurato anche come regista lirico, mettendo in scena tra l’altro una memorabile edizione de “L’italiana in Algeri” (1976), mentre nel 1998 ha messo in scena “Purgatorio 98”, una versione rivisitata del Purgatorio di Dante, contenente elementi di contaminazione come l’uso del dialetto napoletano.

Nel 2006 aveva pubblicato la sua autobiografia “Finale aperto”, riedita nel 2012 con il titolo “La storia sono io (con finale aperto)”. Nel 2009 ricevette il Premio giornalistico televisivo “Ilaria Alpi”, quale “giornalista, autore teatrale e televisivo, regista, attore, sempre uomo d’alto impegno intellettuale e civile”, e nel 2010 il Nastro d’argento alla carriera.

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