Una banda di albanesi che importava tonnellate di cocaina dall’Olanda a Roma è stata smantellata dalla polizia con l’arresto di nove persone, accusate a vario titolo di traffico internazionale di cocaina ed armi. In totale sono 17 gli arresti eseguiti nel corso delle indagini, sequestrati quasi 200 chili di cocaina, pistole ed un fucile d’assalto. Il canale di rifornimento internazionale aveva nelle borgate di Tor Bella Monaca e San Basilio le centrali di smistamento per le piazze della capitale.
Le nove persone arrestate sono Lulzim Daiu, Agim Karameta, Elena Daniela Rosu, Alessandro Romagnoli, Bujar Gipsi, Artan Monari, Deborah Belli: altri due soggetti di nazionalità albanese raggiunti dal provvedimento restrittivo risultano allo stato irreperibili in quanto da tempo non presenti sul territorio nazionale. Al vertice del clan sgominato oggi c’era Lulzim Daiu. Era lui a dirigere e organizzare le singole importazioni di stupefacente, a coordinare i rapporti tra i detentori dello stupefacente all’estero e i corrieri incaricati del trasporto e la successiva distribuzione in Italia.
La droga veniva importata dall’Olanda in Italia attraverso autovetture modificate. I sodali provvedevano a consegnare i veicoli in loro uso in Spagna, dove venivano creati dei vani per l’occultamento della cocaina e delle armi, per poi intraprendere il viaggio di ritorno con i carichi di cocaina. Nello specifico, il capo dell’organizzazione in Italia, Lulzim Daiu, dotava gli affiliati di telefoni Black Berry (non a loro direttamente riconducibili) con cui comunicavano esclusivamente mediante messaggeria con nick name codificati. La droga veniva acquisita direttamente in Olanda, a Rotterdam, da fidati corrieri anche italiani, che trasportavano lo stupefacente su autovetture munite di doppi fondi dotati di sofisticati sistemi di apertura, sia magnetici che meccanici.
L’organizzazione disponeva di un efficientissimo parco macchine (14 oggetto di odierno sequestro preventivo e altre 7 sequestrate e confiscate in occasione dell’arresto di Daiu). Le autovetture venivano modificate a seconda del quantitativo di stupefacente da trasportate (furgoni/Suv per viaggi transnazionali tra i 15 e i 50 Kg) o per i trasporti di quantitativi di minore importanza (1/5 Kg) per il trasporto di armi e denaro. (Alfa Romeo Giulietta – Nissan Juke – Lancia Delta). Le modifiche venivano operate in un’officina in Spagna, a Madrid, e pagate tra i 10 e i 20mila euro ed in alcuni casi anche in cocaina. L’organizzazione era in grado di indicare esattamente il quantitativo che poteva essere occultato nel doppio fondo in quanto disponeva di “forme” in legno equivalenti alle dimensioni del panetto standard di cocaina.
La cocaina, nel panetto in sottovuoto, veniva poi confezionata con un’ulteriore copertura di caffè o pepe e ricoperta da nastro isolante (per renderla non individuabile dai cani antidroga). Sul panetto era poi impresso un simbolo o una scritta che era indicativa della qualità dello stupefacente (maiale – aquila – S8) e veniva successivamente venduta, sulla piazza romana, al prezzo che variava tra i 28 e i 35 mila euro al chilo a seconda del quantitativo acquistato e delle modalità di pagamento (immediato – una settimana – 15 gg – un mese) attraverso i centri di smistamento di San Basilio e Tor Bella Monaca. Le odierne misure cautelari giungono a conclusione di un’articolata indagine che ha abbracciato un arco temporale di circa due anni e che ha permesso di riscontrare positivamente numerosi reati fine dell’associazione ed arrestare vari corrieri.
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