“Cinque punti per trattare sulla nascita di un nuovo governo, ma che sia il migliore possibile”. E’ l’apertura al Movimento 5 Stelle lanciata dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, durante la Direzione del partito dopo le dimissioni presentate ieri dal premier Giuseppe Conte nell’ambito della crisi del governo gialloverde. Un eventuale nuovo governo deve essere “di svolta, di legislatura” altrimenti “è meglio andare alle urne”, ha detto Zingaretti.
Per poter trattare con i pentastellati sulla nascita di un nuovo governo, il segretari Dem indica 5 punti: “Appartenenza leale all’Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento; sviluppo basto sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori, con pieno protagonismo dell’Europa; svolta delle ricette economiche e sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti”. Se nei prossimi giorni le trattative tra Pd e M5s dovessero portare a una “necessaria discontinuità su un’ampia base parlamentare, io credo dovremo assumerci la responsabilità di dar vita a una governo di svolta per la legislatura”, ha aggiunto Zingaretti, per il quale “in caso contrario nessun pastrocchio o accordicchio temporeggiatore ma subito al voto senza alcuna paura”.
Intanto, il M5S “blinda” Luigi Di Maio. “Il Movimento è unito e compatto intorno al capo politico Di Maio”. “Siamo un monolite”, scrivono i capigruppo del Movimento di Camera e Senato, parlando di “un’assurda crisi di governo” aperta da Salvini “in pieno agosto”.
Sulla figura del nuovo presidente del Consiglio sembra che dal Pd non siano d’accordo ad un Conte bis. “Non è possibile “costruire oggi una maggioranza diversa con lo stesso presidente del consiglio. Conte ha dato ieri segno di un sussulto apprezzabile, ma francamente mi pare che ci sia un tratto di trasformismo nel cambiare maggioranza e mantenere parte dello stesso esecutivo”, ha detto il vicesegretario Andrea Orlando a Radio24.
Ma il M5S avrebbe pronti altri assi nella manica. Come fa sapere il senatore Nicola Morra, presidente della commissione antimafia: “Conte è prezioso e lo ha dimostrato facendo un discorso di spessore come da tempo non si sentiva in quest’Aula. Ma domando a tutti noi: chi è che lo conosceva prima di questo governo? Il Movimento ha tirato fuori un asso nella manica un anno fa e allo stesso modo ne può tirare fuori altri cento”.
E a placare le polemica sulla presenza di Renzi in un eventuale governo M5S-Pd è lo stesso ex premier: “Se c’è una persona che in questo eventuale governo giallorosso non deve entrare, sono io. Ho lanciato l’idea, ma il mio messaggio è credibile se accompagnato dalla rinuncia a poltrona e incarico. Non c’è l’ambizione di farne parte”.