La Dia di Bari ha dato esecuzione a due decreti di confisca emessi dal Tribunale di Bari – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Emanuele Sicolo, di 49 anni, condannato definitivamente, negli anni, per numerosi reati anche di estrema pericolosità sociale.
Affiliato già dalla metà degli anni ’90 a sodalizi criminali operanti principalmente in Bitonto e in zone dell’hinterland barese, è risultato avere contatti e cointeressenze anche con clan baresi ben più conosciuti quali il clan Parisi (operazione “Satellite”) e il clan Capriati, come testimonia la condanna a suo carico, in concorso con altri appartenenti a quella consorteria, per l’omicidio di Michele Manzari, soggetto appartenente all’omonima famiglia operante nel quartiere San Paolo di Bari e contrapposta al “clan Capriati” della città vecchia.
Nel 2016 è stato tratto in arresto dalla Polizia di Stato nell’ambito dell’operazione denominata “Do ut des”, per aver preso parte ad un sodalizio di stampo mafioso dedito alle estorsioni nei confronti di imprenditori, diretto dal noto Savinuccio Parisi, figura storica della criminalità organizzata barese con quartier generale nel rione Japigia di Bari. Nel 2018 veniva tratto in arresto da personale della Direzione investigativa antimafia di Bari nella flagranza del reato di riciclaggio aggravato, essendo stato fermato, unitamente ad altri due soggetti, a bordo di una autovettura contente all’interno, abilmente occultata, la somma di oltre 300mila euro, denaro ritenuto provento di attività criminale.
I provvedimenti hanno riguardato beni mobili ed immobili, complessi aziendali e disponibilità finanziarie, già sottoposti a sequestro nel 2017 e nel 2018 e sono scaturiti da indagini svolte dagli uomini della Dia sull’intero patrimonio di Sicolo, che hanno consentito di acclarare una netta sproporzione tra i redditi dichiarati nell’ultimo decennio dal suo nucleo familiare, ai limiti della normale sopravvivenza, rispetto agli investimenti effettuati nello stesso periodo, risultati di assoluta provenienza illecita. In particolare, la confisca ha interessato due noti ristoranti/pizzeria ubicati a Palese e Santo Spirito, sul litorale barese, uno dei quali con annesso parco giochi, due pizzerie/rosticcerie di nuovo allestimento nel centro della città di Bitonto, due attività operanti nel servizio alle imprese, due immobili, quattro autovetture e diversi rapporti bancari e finanziari.
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