Latina, droga e astici in carcere. 34 arresti: ci sono anche due agenti penitenziari

di Redazione

Nel carcere di Latina arrivavano anche droga e cibi prelibati come gli astici. Smantellate, due organizzazioni criminali, una esterna al penitenziario laziale che si dedicava allo spaccio nell’hinterland del capoluogo e una interna al carcere. L’attività di indagine, partita nel 2017, si è articolata in due filoni connessi tra loro. Da un lato i carabinieri si sono concentrati su quanto avveniva all’interno del carcere, in collaborazione con la polizia penitenziaria che aveva riscontrato alcune irregolarità, e dall’altro sull’organizzazione che si dedicava allo spaccio nel circondario e che dall’esterno riusciva a far entrare nel penitenziario tra l’altro stupefacenti e cibi prelibati.

In particolare, i carabinieri hanno eseguito 32 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone accusate a vario titolo di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata, ricettazione, detenzione illegale e spaccio aggravati di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo. Due persone colpite dal provvedimento sono ancora ricercate. In manette sono finiti anche due agenti della Polizia penitenziaria. Molte delle persone coinvolte era uscite dal penitenziario, due di loro erano invece ancora in carcere.

A far scattare le indagini, la cena a base astice organizzata da alcuni esponenti di spicco della criminalità organizzata pontina all’interno del carcere di Latina. In sostanza sono stati gli stessi vertici della casa circondariale a segnalare ai carabinieri le anomalie che si erano verificate in carcere, a cominciare dalla cena a base di astice. Così con il primo filone confluito nell’indagine denominata appunto ‘Astice’, che si è avvalsa di numerose attività tecniche, è venuto alla luce un sistema che aveva come punto di riferimento un ispettore della polizia penitenziaria ora in pensione. L’uomo che permetteva ai detenuti di comunicare con l’esterno prestandogli il suo cellulare o consegnando pizzini ‘riservati’ ai familiari dei detenuti si muoveva solo dietro compenso in denaro e aveva un vero e proprio tariffario.

Solo nel periodo delle indagini, da dicembre a maggio, si era fatto consegnare ben 12mila euro. In qualche occasione aveva organizzato anche spostamenti di celle per permettere ai diversi capi della criminalità locale di discutere tra loro e di organizzare dal carcere gli assetti criminali. L’altro agente della penitenziaria, un assistente capo, è invece stato scoperto nell’ambito del secondo filone confluito nell’indagine ‘Petrus’, che ha portato alla luce un canale di ingresso della droga, in particolare cocaina e hashish, all’interno del penitenziario. L’uomo è stato persino sorpreso a consumare droga con gli spacciatori che, dall’esterno, fornivano lo stupefacente per i detenuti.

In cambio dei suoi favori invece di denaro riceveva droga. Il centro di gestione dello spaccio era Pontinia e il gruppo che se occupava aveva a disposizione anche armi. Le indagini sono state coordinate dal tenente colonnello Michele Meola, comandante del nucleo investigativo di Latina, e dai procuratori Valerio De Luca per l’indagine ‘Astice’ e Giuseppe Bontempo per l’indagine ‘Petrus’.

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