I carabinieri hanno sottoposto a fermo un sospettato per l’omicidio di Ferdinando Longobardi, il 29enne di Mondragone ucciso sotto la sua abitazione, nel rione San Nicola a Mondragone, durante la serata dello scorso 4 settembre (leggi qui). Si tratta di un 33enne di Mondragone, Luigi Ottavio Manzilli, catturato nella serata dell’11 settembre in un albergo situato sul litorale flegreo.
Subito dopo l’omicidio, i militari dell’Arma avevano raccolto una serie di testimonianze, filmati e elementi investigativi che hanno ristretto il campo dei possibili sospettati in pochissimi individui, tutti residenti nell’area del litorale domizio. I successivi approfondimenti e le ulteriori escussioni testimoniali hanno poi indirizzato le ricerche nei confronti del 33enne, il quale, immediatamente dopo l’azione delittuosa, aveva fatto perdere le proprie tracce. L’attività investigativa, condotta attraverso i metodi tradizionali di indagine, ha permesso di individuare in alcuni familiari del ricercato una serie di possibili favoreggiatori della sua irreperibilità.
Proprio attraverso il pedinamento di uno di questi, la sera dell’11 settembre, i carabinieri hanno individuato il rifugio del presunto omicida in un albergo situato tra Quarto e di Pozzuoli, non molto distante da Mondragone. L’irruzione nel nascondiglio (una camera ubicata al piano rialzato con diverse uscite laterali e posteriori), ha visto impiegati più di 20 carabinieri, i quali, con giubbotti antiproiettile e armi in pugno, si sono contemporaneamente introdotti all’interno della stanza da più parti, sorprendendo e bloccando il ricercato, che, probabilmente confuso dalla celerità dell’intervento, non è riuscito ad opporre alcuna resistenza.
Ancora dubbi, intanto, sul movente del delitto, “maturato – fanno sapere gli inquirenti – in un ambiente particolarmente intriso di criminalità e di legami con i sodalizi criminali locali, epilogo di una serie di dissidi tra la vittima e il sospettato le cui motivazioni sono tuttora in corso di accertamento”. Potrebbe trattarsi di motivi passionali, anche se non si esclude la pista della criminalità organizzata e della faida tra le nuove leve della camorra locale per la gestione dei traffici illeciti sul territorio, scatenatasi dopo il declino dello storico clan La Torre e degli arresti nel “derivato” clan dei Pagliuca, prodotti anche dai pentimenti di alcuni affiliati. Longobardi era uscito dal carcere lo scorso dicembre dopo aver scontato una pena per reati di droga. Un suo zio, Francesco Taglialatela, è considerato vicino al clan Pagliuca.