Tra Casal di Principe (Caserta), Napoli, Sant’Antimo (Napoli) e Giuliano in Campania (Napoli), i militari del nucleo investigativo di Aversa, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dai magistrati della Procura antimafia di Napoli, hanno dato esecuzione a cinque provvedimenti cautelari (uno in carcere e 4 agli arresti domiciliari) emessi dal gip del Tribunale di Napoli, Rosa De Ruggero, su richiesta del sostituto procuratore Maurizio Giordano, nei confronti di altrettanti indagati ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso, ricettazione, furto, truffa, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e da privato, continuati ed in concorso. Si tratta di: Domenico Spenuso, 40 anni, di Grumo Nevano (Napoli), finito in carcere; e di Salvatore Calvanico, 54 anni; Daniela Cotugno, 35; Gianluigi Natale, 28; e Raffaele Palumbo, 47, assegnati ai domiciliari.
Il provvedimento scaturisce da una più ampia attività investigativa avviata nei confronti del gruppo criminale denominato nuova gerarchia del clan dei casalesi riconducibile alla fazione Bidognetti, già riconosciuto in sede giudiziaria. L’attività d’indagine ha consentito di raccogliere un grave quadro indiziario relativo a un corposo mercato illecito del farmaco, avviato dal gruppo parallelamente alle tipiche attività illecite del clan (estorsioni, traffico di armi, atti intimidatori ecc.) e finalizzato al reperimento fraudolento di medicinali di classe “A” (farmaci essenziali e/o per malattie croniche, a totale carico del Servizio sanitario nazionale) da destinare poi ad un commercio parallelo, principalmente all’estero.
In particolare, all’associazione viene contestato il seguente modus operandi:rastrellamento illecito di medicinali presso numerose farmacie site in Campania, Lazio e Lombardia, utilizzando “ricette rosse” provento di furto presso ospedali e studi medici; compilazione di prescrizioni mediche a nome di ignari professionisti accreditati presso i Sistemi sanitari regionali, per la somministrazione di farmaci di classe “A” (in totale esenzione di ticket) in favore di pazienti inesistenti o ignari; recupero dei medicinali, poi veicolati all’estero tramite vettori compiacenti e in totale assenza di qualsiasi attenzione alla corretta modalità di conservazione dei prodotti, con grave pericolo per la salute delle persone.
L’indagine, sin dal suo prologo nell’anno 2017, ha permesso di quantificare introiti illeciti pari a oltre 600mila euro, con relativo danno al Servizio sanitario nazionale. Al gruppo criminale è inoltre contestato il versamento di parte dei proventi alla famiglia Bidognetti, alla quale lo stesso gruppo aveva preventivamente richiesto esplicita autorizzazione per l’esercizio del business illegale.