Va in archivio, con un verdetto a sorpresa, la 76esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Nessuno avrebbe, infatti, pronosticato la vittoria finale di un film di genere, quel “Joker” di Todd Phillips, riuscito spin off della saga “batmaniana”, accusato, anche, di eccessiva violenza in talune sequenze. E invece, la giuria internazionale, guidata dalla sanguigna cineasta argentina Lucrecia Martel, ha sovvertito ogni pronostico.
Così come il secondo posto del podio, occupato da “J’accuse” del maestro Roman Polanski, vincitore del Gran Premio della Giuria, ha destato qualche sussulto, e non perché la pellicola non fosse meritevole, ma le dichiarazioni contrarie al Polanski uomo (condannato per un reato sessuale ai danni di una minorenne negli Stati Uniti), giunte inaspettatamente a inizio rassegna da parte della Martel avevano fatto temere il peggio.
Invece, il verdetto ha operato scelte guidate da un gusto puramente cinematografico, pur se i Leoni d’Argento per la regia di “About Endlessness” allo svedese Roy Anderson, per la sceneggiatura di “No. 7 Cherry Lane” al cinese Ji Yuan Tai Qi Hao e la Coppa Volpi di miglior attrice alla transalpina Ariane Ascaride per “Gloria Mundi” hanno accontentato la quota cinefila, asiatica e francofona, immancabile nei festival. Grandi soddisfazioni, anche, per i nostri colori, segno che il lavoro svolto dal giurato italiano Paolo Virzì ha dato i suoi buoni frutti. Premio speciale della Giuria al semidocumentaristico “La mafia non è più quella di una volta” di Franco Maresco e alloro per il miglior attore a Luca Marinelli, davvero convincente nel “Martin Eden”, in salsa partenopea, di Pietro Marcello.