Aversa – “Con i fondi che avevamo a disposizione non potevamo fare di più. Comunque, abbiamo garantito gli interventi di massima urgenza, risolvendo il problema delle infiltrazioni d’acqua legate alle condizioni della copertura del tetto che favorivano l’infiltrazione delle acque piovane nel complesso conventuale, intervenendo sia sull’impianto di convogliamento delle acque nelle fogne, sia sulla copertura del tetto dove abbiamo rimosso l’amianto presente. Ad oggi posso garantire che non vi sono più infiltrazioni nelle pareti del complesso conventuale. Naturalmente, parlo della parte del complesso di proprietà del Ministero dell’Interno che ci ha chiesto di effettuare un’ispezione del luogo e, successivamente, mettere in atto eventuali interventi necessari a garantire la sicurezza. Sulla parte che, per quanto a mia conoscenza, appartiene al Comune, quella che confina con l’edificio che era occupato dall’ufficio acquedotto, non sono stati eseguiti lavori”.
A parlare è Oreste Graziano, ingegnere incaricato, su richiesta della Prefettura, dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Culturali della Provincia di Caserta e Benevento di risolvere i problemi del complesso conventuale di Sant’Antonio al Seggio, chiuso a tempo indeterminato, insieme alla chiesa collegata, per inagibilità dichiarata il 12 novembre 2017 dai frati francescani che la occupavano e né gestivano le attività pastorali. Dopo aver fatto effettuare, a proprie spese, una perizia tecnica che aveva messo in evidenza danni strutturali e la presenza di una grossa massa d’acqua nel sottosuolo ed averla trasmessa al Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, proprietario dell’immobile, i frati, per motivi precauzionali, decisero di chiudere il complesso. Dopo una serie di sollecitazioni arrivati anche grazie a trasmissioni televisive, come il Tg regionale della Campania e “l’Indignato Speciale”, la Prefettura, sede del rappresentante del Fec, è intervenuta erogando 40mila euro, il massimo contributo disponibile per effettuare l’intervento.
“Con questa somma – ribadisce l’ingegner Graziano – non era possibile fare di più, così abbiamo dato precedenza agli interventi di massima urgenza. Per quanto riguarda l’inagibilità certificata anche dai Vigili del fuoco, non sono al momento in grado di dare una risposta definitiva. Per questo occorrerebbe fare altri sondaggi e altri controlli e sarebbero necessari ulteriori fondi che al momento non sono disponibili, così che dobbiamo limitarci a tenere sotto controllo le crepe per valutarne una eventuale estensione. Comunque, al momento, ho la sensazione che non vi sia stata alcuna variazione dalla prima ispezione. Questo, però, non garantisce alcunché senza i controlli specifici”. “Di conseguenza – conclude il professionista incaricato dalla Prefettura – l’inagibilità certificata a suo tempo non può essere cancellata”.
Dunque, il complesso è stato messo in sicurezza per quanto riguarda eventuali rischi che potevano insorgere nel prossimo inverno a seguito di infiltrazioni di acqua piovana, ma solo limitatamente alla parte del complesso di proprietà del Fec che da anni ne ha concesso alla Curia l’utilizzo, successivamente affidato dalla Curia ai frati francescani. Per ciò che riguarda la parte di proprietà comunale, non essendo stato effettuato alcun tipo di lavoro, nessuno può affermare se esista o meno un rischio. Cosicché sarebbe opportuno che l’amministrazione comunale intervenisse, quantomeno ad effettuare un’ispezione dello stato luoghi se davvero una parte del complesso fosse di proprietà comunale. Stando a quanto sostiene l’ex vicesindaco ed assessore al Patrimonio, Michele Ronza, il complesso conventuale è interamente di proprietà del Fec. Presso gli uffici comunali non esisterebbe alcun atto dimostrativo di questa tesi. E questo è un dato di fatto emerso dal lavoro compiuto da Ronza per realizzare l’inventario dei beni di proprietà comunale. Stando così le cose, sarebbe necessario che l’attuale amministrazione Golia approfondisse la questione della proprietà per poter verificare se anche quella parte non interessata all’intervento della soprintendenza abbia bisogno di essere messa in sicurezza.