Giallo amianto nel vecchio ufficio postale di via Vittorio Emanuele, in pieno centro ad Aversa. Succede che il comitato “Basta scempio ambientale ovunque” lancia una raccolta di firme per dar vita alle bonifiche dei siti contenenti amianto. Quasi contemporaneamente, il sindaco emana un’ordinanza nella quale si ingiunge ai privati di segnalare la presenza del pericoloso minerale in immobili di loro proprietà per poi passare alla bonifica.
In tutto questo attivismo c’è chi ricorda che le Poste, dopo aver chiuso in fretta e furia l’ufficio di via Vittorio Emanuele per la presenza di amianto, avrebbero dichiarato di averlo messo in sicurezza, anche se da 16 anni non l’hanno più utilizzato. Sulla vicenda spunta anche una vecchia interrogazione parlamentare dell’ex senatore di Forza Italia Pasquale Giuliano. A rispondere l’allora ministro delle Telecomunicazioni, Maurizio Gasparri, che nell’ottobre del 2002 riferì che nel 1997 vi era stata un’indagine dell’azienda al termine della quale si ritenne necessario vietare al personale presente in quell’ufficio l’utilizzo dei locali seminterrati, murandone le vie d’accesso. Successivi rilievi ambientali da parte dell’Asl non avrebbero rilevato valori vietati.
Nel 2002, però, nonostante questi risultati, emerse la necessità di procedere ad interventi di bonifica di tipo differenziato, cioè sia radicale consistente nella rimozione totale delle strutture “contaminate”, sia a carattere conservativo, consistente invece nell’incapsulamento o confinamento delle strutture stesse. Poste italiane comunicò che per poter avviare gli interventi di bonifica degli ambienti dell’ufficio era necessario che l’immobile venisse liberato completamente da persone e cose per poi essere riaperto a fine bonifica. Da allora i locali sono tristemente abbandonati e la circostanza non induce alla formulazione di ipotesi positive.