Nella serata di sabato 19 ottobre, all’interno dell’aeroporto internazionale di Napoli-Capodichino, gli uomini della Direzione investigativa antimafia partenopea hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di Vincenzo Inquieto, 51 anni, originario di Aversa (Caserta), ritenuto responsabile di cui partecipazione ad associazione per delinquere di tipo mafioso, nello specifico della fazione del clan dei casalesi guidata dall’ex superlatitante Michele Zagaria, arrestato a Casapesenna nel 2011.
Le attività d’indagine, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche ed ambientali (con la collaborazione del Nic della Polizia penitenziaria per le attività di specifica competenza), di accertamenti patrimoniali e bancari e delle significative propalazioni di numerosi collaboratori di giustizia, hanno consentito di appurare che i principali affari del clan dei casalesi sono stati gestiti, negli ultimi anni, da un nucleo delinquenziale di imprenditori aggregatosi soprattutto attorno alla famiglia Zagaria. In tale contesto, è emerso come i componenti della famiglia Inquieto (con particolare riferimento ai fratelli Nicola e Vincenzo) siano stati tra i più vicini a Michele Zagaria, avendone retto per anni la latitanza. Vincenzo Inquieto, infatti, veniva tratto in arresto il 7 dicembre 2011 insieme al boss Zagaria, proprio per aver favorito la sua lunga latitanza. Condannato per favoreggiamento aggravato a 4 anni di reclusione, lo stesso Vincenzo Inquieto veniva scarcerato il 26 aprile 2015 per espiazione della pena.
Il suo ruolo è stato anche quello di coadiuvare il boss nelle relazioni esterne: riceveva ed inviava “pizzini” per conto del latitante ed interagiva con gli altri componenti della famiglia Zagaria. Più in particolare, le attività consentivano di ricostruire come Vincenzo Inquieto, fino al 2011, attraverso due aziende, operanti entrambe nel settore edile, idraulico ed elettrico e della distribuzione del gas, venisse favorito nell’affidamento di commesse pubbliche e private, nell’intero agro aversano, per intercessione del suo capo Michele Zagaria.
L’operazione della Dia segue quella del 12 aprile 2018 quando, in esecuzione ad un analogo provvedimento restrittivo, fu tratto in arresto, a Pitesti, in Romania, su ordine della magistratura italiana, Nicola Inquieto, fratello di Vincenzo, poi condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli Nord a 16 anni di reclusione lo scorso maggio, per la partecipazione al sodalizio casalese, fazione Zagaria. In quel contesto, fu eseguito uno dei più importanti sequestri operati dalla magistratura italiana all’estero (oltre 400 appartamenti, tre società, tutti riconducibili a Zagaria e gestiti, per suo conto, da Nicola Inquieto – leggi qui). In quell’occasione fu arrestato anche un altro fratello Inquieto, Giuseppe, poi assolto (leggi qui). Dopo l’arresto del fratello – tuttora ristretto in carcere in Italia poiché in regime di consegna temporanea da parte delle autorità romene – Vincenzo, che si era trasferito a Pitesti subito dopo la sua scarcerazione, era diventato il nuovo rappresentante della famiglia Inquieto in territorio romeno, dove dimorava ormai stabilmente, facendo raramente rientro in Italia.
Le attività di localizzazione poste in essere dalla Dia consentivano di mantenere un costante monitoraggio sugli spostamenti dell’imprenditore aversano il quale, giunto in Italia con un volo proveniente da Bucarest ed atterrato a Capodichino, ha trovato ad accoglierlo gli agenti dell’antimafia napoletana, i quali, con l’ausilio dell’ufficio di Polizia di Frontiera, dopo avergli notificato il provvedimento restrittivo emesso a suo carico, l’hanno poi condotto nel carcere di Secondigliano. Contestualmente, è stato disposto il sequestro di un immobile di proprietà del catturato e fittiziamente intestato ad una persona deceduta.