La Squadra mobile della Questura di Caserta ha eseguito il sequestro preventivo, disposto dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della locale Procura, nei confronti dei titolari della fabbrica di detersivi Cleprin srl di Carinola, Antonio Picascia e Franco Beneduce, noti anche per la loro attività anticamorra sul territorio. Si tratta del sequestro preventivo degli immobili e del circostante terreno, di proprietà dell’azienda, per la violazione delle norme in tema di abusivismo edilizio e di tutela paesaggistica.
In una nota, il capo della Procura sammaritana, Maria Antonietta Troncone, spiega che “la Cleprin acquistava all’asta giudiziaria (procedura esecutiva immobiliare numero 562/1995 Tribunale di Santa Maria Capua Vetere) un immobile nel Comune di Carinola al Km 177+7. Detto immobile è diventato la sede operativa della Cleprin S.r.l. – destinata alla produzione dei detergenti ad uso industriale dopo essere stata trasferita dalla prima ed originaria sede di Sessa Aurunca, oggetto di un incendio, presumibilmente doloso, in data 24.7.2015. Ebbene, sulla scorta dell’attività investigativa ad opera della Procura, è emerso che la predetta struttura immobiliare, acquisita all’asta giudiziaria, ricade in zona agricola e risulta gravata da vincolo paesaggistico e ha specifica destinazione agricola. In epoca successiva all’adozione del decreto di trasferimento, sono stati realizzati interventi anche di ampliamento, di particolare consistenza, in assenza delle prescritte autorizzazioni, determinati aumenti di volumetria e di superficie utile”.
La Procura sottolinea che sono state realizzate le seguenti opere: “In ordine al capannone principale, la chiusura parziale del porticato antistante il prospetto sud (il volume ricavato dalla chiusura del porticato risulta adibito ad uffici e servizi distribuiti su due piani con scala di collegamento); in ordine alla palazzina uffici, la chiusura del porticato esistente al piano terra, con un consistente ampliamento verso l’interno del capannone, sia al piano terra che al piano primo e in ordine al secondo capannone, l’ampliamento della larghezza di circa 40 centimetri, la nuova destinazione d’uso del piano terra adibito ad area per la lavorazione, nonché, in adiacenza allo stesso capannone, un corpo di fabbrica adibito a locale ristoro ed uffici”.
E’ emerso, inoltre, che gli indagati “hanno cercato di ottenere – con diversi espedienti fraudolenti – in maniera illegittima titoli autorizzativi in sanatoria attestanti la conformità urbanistica e paesaggistica delle opere, ed in particolare, utilizzando la possibilità concessa a chi acquisita in sede di procedura concorsuale, ex art. 40 della legge 47/85, di poter richiedere la sanatoria (condono) ai sensi del Capo IV della legge 47/85, entro 120 giorni dalla emissione del decreto di trasferimento, mediante false rappresentazioni nelle relazioni descrittive e nei grafici rappresentanti lo stato dei luoghi allegati alle istanze di condono. Si è cercato, quindi, di far risultare il cambio di destinazione d’uso, da agricolo ad industriale e le opere eseguite sull’immobile, determinati ampliamenti volumetrici e di superficie, come realizzati entro la data indicata dalla legge sul condono del 1994, invocata nelle predette istanze ex art. 40 del Dpr 380/01, interventi edilizi che si pongono in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti sul territorio del Comune di Carinola, sotto il profilo della compatibilità con la destinazione urbanistica di zona, con la normativa paesaggistica che esclude per le opere realizzate senza autorizzazioni o in difformità ad esse la procedura di verifica di compatibilità paesaggistica ex art. 167 del D.lgs 42/2004 (le opere realizzate successivamente al decreto di trasferimento, determinano aumento di volumetria e di superficie utile)”.
Il giudice per le indagini preliminari, tra l’altro, condividendo l’operato della Procura della Repubblica, ha ritenuto “sussistente il predetto quadro indiziario nonostante siano pervenute denunce da parte degli indagati, con le quali rappresentavano fatti illeciti compiuti da parte dell’ufficio tecnico comunale di Carinola nell’ambito della gestione della pratica edilizia in questione e da parte del personale del commissariato di polizia di Sessa Aurunca che ha condotto, sino al dicembre del 2018, le indagini che hanno portato all’odierno sequestro preventivo”. Su tali fatti sono in corso approfondimenti investigativi.