La Squadra mobile della questura di Lucca ha arrestato sei persone con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione, nell’ambito dell’operazione “San Vito” scattata all’alba di oggi. Secondo le accuse gli spacciatori, chiamati i “ragazzi di San Vito”, si rifornivano di marijuana e cocaina nel quartiere napoletano di Scampia e poi spacciavano davanti ai locali della movida nel centro storico di Lucca, con basi nella zona di Porta San Pietro e Porta Santa Maria. In alcuni casi, per i clienti abituali, lo spaccio avveniva anche a domicilio. Alcuni non pagavano il dovuto e così scattavano minacce ed estorsioni. Per quattro è scattata la misura della custodia cautelare in carcere: il 25enne Giovanni Pennino, ritenuto il capo, il 29enne rumeno Eduard Ionel Tinciu, il 27enne Manuel Marchi, il 27enne marocchino Mohamed Barhmy. Per altri due, fra i quali la compagna 32enne di Pennino originaria di Camaiore, sono scattati gli arresti domiciliari.
L’attività investigativa ha preso le mosse, a marzo scorso, dalle segnalazioni giunte alla sala operativa sull’applicativo YouPol, ideata per contrastare il fenomeno del bullismo e dello spaccio. Un anonimo aveva denunciato le minacce subite da due spacciatori che pretendevano il pagamento di un debito di 500 euro, contratto per l’acquisto di marijuana. L’indagine successiva alla segnalazione, condotta dagli investigatori della sezione antidroga della squadra mobile, ha poi fatto luce sul gruppo di soggetti che si occupavano dello spaccio di cocaina, hashish e marijuana. Al vertice del gruppo, secondo quanto ricostruito, c’erano Pennino e Tinciu che erano coadiuvati dalla donna del capo, Sara Lemmetti e da Marchi e Del Papa. Questi ultimi erano incaricati di consegnare lo stupefacente ai clienti. Il fornitore di cocaina del gruppo era invece Mohamed Barhmy. Gli spacciatori, pur operando in autonomia con i propri clienti e fornitori, erano sempre disponibile ad aiutare gli altri, sia rifornendoli dello stupefacente di cui avevano momentanea disponibilità sia supportandoli nelle intimidazioni a chi non pagava.
Il 20 marzo scorso, la perquisizione a casa di Pennino ha consentito di ritrovare, nella disponibilità dell’indagato, quasi 300 grammi di hashish, detenuti nel suo appartamento, e circa 2 chili e mezzo di marjuana, nascosti nella cantina di pertinenza dell’abitazione. Lo stupefacente era stato acquistato da Pennino e dalla compagna a Napoli, nel noto quartiere di Scampia. Subito dopo l’arresto Pennino fu giudicato in direttissima e sottoposto alla misura degli arresti domiciliari cosa che non gli ha impedito di continuare l’azione delittuosa. Anzi, immediatamente dopo aveva convocato gli altri pusher per riorganizzare l’attività di spaccio allo scopo di renderla più discreta. Sempre nel corso delle indagini, il 28 maggio scorso, dopo la perquisizione domiciliare, è stato arrestato un altro soggetto che possedeva 20 grammi di cocaina e 20 di marijuana appena ricevuti da Tinciu.
Oggi le altre perquisizioni che hanno confermato i sospetti degli agenti: nel domicilio di Barhmy c’erano 4 panetti, per complessivi 400 grammi di hashish e 30 grammi di stupefacente – hashish e marijuana – confezionato in dosi. A casa di Pennino, sul comò della camera da letto, accanto al biberon e ad altri prodotti per neonati, è stato rinvenuto un barattolo contenente marijuana, destinata al consumo personale.
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