Gli agenti della Polizia di Stato hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, emessa il 3 ottobre scorso, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della locale Procura. Il provvedimento ha riguardato Salvatore De Gennaro, 36enne di San Tammaro, e Alfonso Schiavone, 59enne aversano, ritenuti gravemente indiziati di concorso in tentata estorsione aggravata, commessa a Marcianise tra i mesi di luglio e settembre 2018.
La misura cautelare eseguita rappresenta l’epilogo di una complessa attività d’indagine, sviluppata dalla Squadra mobile di Caserta e coordinata dalla Procura sammaritana, che ha visto la sua genesi nell’incendio divampato nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre 2018 presso i capannoni dell’azienda “Pro.Lab.” di Marcianise dove rimasero coinvolti centinaia di rotoloni di fieno e paglia, silos in vetroresina contenenti mangime per il bestiame e alcuni mezzi. Le conseguenti attività investigative, che hanno preso avvio a seguito del sopralluogo sul posto eseguito dal pubblico ministero di turno, corroborate dalle dichiarazioni del conduttore pro tempore del sito e di altre persone informate sui fatti, hanno permesso di indirizzare immediatamente le indagini nei confronti di Schiavone e De Gennaro. Questi, infatti, insieme ad una terza persona, già alcune settimane prima dell’incendio avevano manifestato la ferma volontà di prendere in gestione l’azienda in quanto creditori dei titolari per alcune somme di denaro; a tal fine, non avevano omesso di formulare aperte minacce allorquando gli era stato comunicato il dissenso dei proprietari e, di conseguenza, la cessione in locazione dell’azienda ad un’altra persona.
Anche il conduttore scelto che, nel frattempo, aveva portato sul posto i propri animali e aveva cominciato a gestire il sito, era stato minacciato da Schiavone e De Gennaro alcune settimane prima dell’incendio. “Devi togliere le tue cose dall’azienda perché altrimenti bruciamo tutto e ti ammazziamo anche le bufale! E non credere che abbiamo paura di farlo”, gli avevano detto. Le successive acquisizioni investigative, supportele anche da intercettazioni telefoniche e ambientali veicolari, hanno permesso di confermare ulteriormente le gravissime responsabilità penali rilevate a carico degli indagati, aggiungendo al costruendo quadro indiziario ulteriori clementi di straordinaria valenza. Tra questi, il fatto che Schiavone e De Gennaro, pur di raggiungere il loro obiettivo, nelle settimane successive all’incendio avevano avvicinato anche un cugino del conduttore della Pro.Lab., colpevole, a loro avviso, di essersi offerto di supportare il congiunto fornendogli il fieno necessario ad alimentare gli animali, in luogo di quello andato bruciato. Nell’occasione, altresì, gli avevano “suggerito” di “tenersi lontano dall’azienda […] perché non ci avrebbero messo nulla a bruciare pure a lui!”.