Per il sostituto procuratore generale fu l’ingegnere e responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Cervino il responsabile dell’omicidio del sindaco Giovanni Piscitelli. Così, stamattina, il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto ai giudici della Corte di Assise di Appello di Napoli di cancellare la sentenza di assoluzione disposta in primo grado (all’esito del giudizio abbreviato sovrinteso dal gip Marcello De Chiara) e di condannare l’imputato Pietro Esposito Acanfora a 14 anni di reclusione.
I fatti contestati risalgono al 28 febbraio del 2008. Il sindaco del comune della provincia di Caserta, situato al confine con quella di Benevento, fu ritrovato morto a Cervino a qualche metro di distanza dalla sua vettura data alle fiamme. Era riuscito a scendere dal veicolo per cercare di mettersi in salvo, ma le ustioni non gli diedero scampo.
L’ingegner Acanfora è attualmente a piede libero: venne arrestato nel marzo del 2009, ma poche settimane dopo i giudici del Tribunale del Riesame lo scarcerarono per carenza della gravità indiziaria. Acanfora si è sempre professato innocenza, innocenza che ha ribadito anche nell’udienza scorsa. Sia i familiari della vittima che il Comune di Cervino si sono costituiti parte civile nella prima udienza del processo.