Carinaro (Caserta) – Uno striscione per manifestare solidarietà ad un’insegnante aggredita nei giorni scorsi da un genitore. E’ quello che, stamani, è stato collocato all’esterno del plesso “San Giovanni Bosco” dell’istituto comprensivo “Petrarca” di Carinaro su iniziativa di un gruppo di genitori.
“Siamo tutti con la maestra Maria per tutelare l’istruzione dei nostri figli”, recita lo striscione. “Carinaro non ci sta a simili atti brutali e incivili”, aggiunge Giuseppe Barbato, già amministratore comunale e vicepresidente della Pro Loco “Sant’Eufemia”, nel dare la notizia sul suo gruppo social.
Secondo quanto finora appreso, a fine ottobre, una donna, madre di un’alunna delle elementari, sembra già nota alle forze dell’ordine, durante una discussione avvenuta in presidenza, dinanzi al dirigente Ernesto Natale e ad altri testimoni, si sarebbe scagliata contro la docente per il suo comportamento tenuto il giorno precedente. La madre della bimba, infatti, asseriva che la maestra non aveva rimandato a casa la figlia nonostante questa avesse febbre alta. Circostanza smentita dall’insegnante, la quale assicurava che la piccola era in buone condizioni per tutta la mattinata, così come all’uscita di scuola quando prendeva lo scuolabus per tornare nella sua abitazione. Quando tutto sembrava chiarito, la madre della bambina, all’improvviso, avrebbe aggredito la maestra, tirandole qualche schiaffo ed i capelli. A quel punto intervenivano i presenti che mettevano fine a quanto stava accadendo. Poi, allertati dal preside, arrivavano i carabinieri che identificavano i presenti. Il caso è stato oggetto di denuncia presentata dalla vittima.
Di certo, gli episodi di violenza ai danni di docenti, che svolgono il proprio ruolo in situazioni sempre più difficili, ormai si sono moltiplicati negli istituti di ogni ordine e grado, destando preoccupazione nel mondo della scuola. “Il continuo ripetersi di gravi atti di violenza nei confronti dei docenti, espressione di un diffuso malessere sociale che appare trovare nella scuola il luogo privilegiato di sfogo, denota una situazione preoccupante e allarmante”, aveva sottolineato nei giorni scorsi il professor Francesco Greco, presidente dell’Associazione nazionale docenti, nel manifestare solidarietà ad una docente di Caserta vittima di aggressione.
Spesso i genitori non usano mezzi termini: un voto negativo o una punizione inflitta ai loro figli viene interpretata come un’offesa. Non pensano che quasi sempre sono la normale conseguenza di una preparazione inadeguata o un mezzo di correzione di comportamenti sbagliati. A volte, invece di parlare con gli insegnanti o con la dirigenza scolastica per manifestare civilmente le proprie rimostranze, passano alle “vie di fatto”, si presentano davanti ai docenti dei figli con aria di sfida, e arrivano a minacciare o insultare gli insegnanti, rei di aver osato a giudicare in modo negativo i figli, fino ad alzare anche le mani.
Eppure, l’articolo 357 del Codice Penale dispone che “agli effetti della legge penale, sono pubblici ufficiali coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa”. Lo scorso agosto, nel decreto sicurezza bis, alla luce di questa escalation di violenza, c’è anche una “stretta” sui reati commessi verso i pubblici ufficiali, quindi anche verso gli insegnanti e tutto il personale in servizio nella scuola, che prevedono la reclusione dai sei mesi ai tre anni.